Domani al Senato si discuterà del ddl Cirinnà sulle Unioni civili, con lo stralcio della “stepchild adoption”, un cedimento alle pressioni dell’opinione pubblica cattolica e di partiti anche di governo come l’Ncd di Angelino Alfano e di parte dello stesso Pd.
Intanto oggi si riuniscono i rappresentanti dello Stato italiano e del Vaticano per la celebrazione dei Patti Lateranensi e la revisione del Concordato tra Stato e Chiesa. Da un lato la delegazione col presidente del Consiglio Matteo Renzi, dall’altro quella vaticana, col segretario di Stato Pietro Parolin e il presidente e il segretario dei vescovi italiani (Cei), rispettivamente Angelo Bagnasco e Nunzio Galatino.
Già il fatto che l’incontro avviene a Palazzo Borromeo, sede della ambasciata italiana in Vaticano, e vista l’assenza di Papa Francesco (il corrispettivo di Mattarella e Renzi al contempo, dal momento che il Vaticano è una monarchia assoluta), è lo Stato italiano che ha per così dire il cappello in mano.
Per giunta si pensi alle prese di posizione della Cei contro la “stepchild adoption”, alle dichiarazioni di Francesco di ritorno dal Messico (“Il Papa non si immischia nella politica italiana”) quando di fatto la Chiesa in questa vicenda ha pesantemente condizionato la politica.
Tra stralcio della “stepchild adoption” e vertice in Vaticano, si potrebbe dire Chiesa batte Italia 2 a 0. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, elencando le riforme realizzate in due anni di governo, chiede agli italiani di proporre la prossima. La prima potrebbe essere la vera applicazione della laicità dello Stato.
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