“Il rebus di Papa Leone”, sfide e missione del Pontefice in un’analisi della rivista Limes
Presentato a Roma il numero della rivista italiana di geopolitica dedicato al nuovo Papa uscito il 14 giugno scorso. Ieri, 1 luglio, nella sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, si sono confrontati sugli articoli di approfondimento del mensile il direttore responsabile Lucio Caracciolo, il cardinale vicario Reina e la cartografa Laura Canali, che hanno analizzato i tratti del Pontefice emersi nel primo mese sul Soglio di Pietro
Tiziana Campisi e Guglielmo Gallone – Roma – Vaticana News
Il mondo raffigurato geograficamente, come siamo abituati a vederlo nelle cartine, ma a metà, sembra specchiarsi in un’altra metà con un aspetto diverso, fuori da meridiane e paralleli, e spiccare il volo. Tra le due metà “un altro mondo, giallo, che però ricorda anche il fiore o il sole, insomma un pianeta”. Laura Canali, cartografa, l’ha pensata così la copertina del numero di giugno della rivista mensile italiana di geopolitica Limes, cercando di rappresentare la “speranza che questo mondo possa sganciarsi dalle sue rigide linee che lo tengono sempre legato ai soliti elementi di potere” e grazie, alla spinta che può dare il nuovo Papa, possa “andare verso un’altra direzione”. Il volume, dal titolo Il rebus di Papa Leone, è interamente dedicato al 267.mo vicario di Cristo, e l’esperta di carte e rappresentazioni topografiche – avvezza ad elaborare dati e sviluppare immagini con raffigurazioni in scala di aree geografiche e schemi e a creare originali tavole -, si è lasciata ispirare dal “saluto di pace” che Robert Francis Prevost, appena eletto, ha rivolto al mondo.
Il saluto di pace di Leone XIV
La rivista è stata presentata ieri pomeriggio, 1 luglio, a Palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, dove a fare gli onori di casa è stato l’ambasciatore Francesco Di Nitto. L’autrice delle mappe del periodico ha evidenziato che “oggi, quando si accendono guerre una dopo l’altra”, il primo atto di Leone XIV ha rivelato tanto coraggio: “Sembra una cosa banale che la pace sia con tutti noi, ma è chiaro che è assolutamente rivoluzionario”, ha detto. Ad analizzare il momento storico nel quale Papa Leone si trova a guidare la Chiesa sono stati il cardinale Baldo Reina, vicario generale del Papa per la Diocesi di Roma, e il direttore responsabile di Limes Lucio Caracciolo. Gli interventi sono stati moderati da Piero Schiavazzi, giornalista e docente di geopolitica vaticana.
Un Papa in grado di dialogare con il mondo odierno
“Papa Leone raccoglie provvidenzialmente in sé” e “nella sua storia diverse coordinate utili all’oggi della Chiesa, per il dialogo con il mondo e per lo sviluppo che speriamo ci sarà”, ha osservato il cardinale Reina, ricordando le origini europee del Pontefice, “e una qualche riflessione sul rapporto tra la Chiesa e l’Europa dovremo farla prima o poi, e secondo me Papa Leone è attrezzato per poterla fare”, ha aggiunto, spiegando che c’è bisogno di recuperare “il ruolo, il rapporto, la presenza della Chiesa in Europa, l’importanza di una Chiesa europea, non di una egemonia della Chiesa europea ma di una Chiesa europea, che ha permesso la diffusione del Vangelo, a partire dall’Europa in tutto il mondo”.
E poi Prevost è statunitense, “conosce il pensiero” della Chiesa Usa, “con ombre e luci”, dove occorre dialogare, cosa che si può fare “se quella realtà la conosci dall’interno”, “perché ci sei nato, ci sei cresciuto e lì ti sei formato”. E ancora, secondo Reina, Papa Leone XIV ha una buona visione del mondo, perché è stato per dodici anni priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino e ha visitato le comunità agostiniane sparse nei cinque continenti, “prendendo delle decisioni importanti” e “facendosi un’idea di cosa è il mondo”. Inoltre è stato missionario in America Latina, “un continente che ha una grande vivacità da un punto di vista cattolico”. “Ricordiamo che il Perù è una delle matrici della Teologia della liberazione, che tanto ha fatto discutere, soffrire, sprigionando energie anche culturali molto diverse tra loro”, ha rammentato il porporato.
Per due anni, Prevost è stato a capo del Dicastero per i Vescovi e quindi “ha avuto modo di conoscere la Curia romana dall’interno, in un momento in cui c’era una forte spinta anche di riforma voluta già anni prima da Papa Francesco”. “Da credente, prima ancora che da pastore, leggo in queste coordinate un regalo della Provvidenza”, ha affermato ancora il cardinale Reina, “è un disegno, un mistero più che un rebus”, il fatto che “133 elettori che tra loro si conoscevano pochissimo, in poco più di 24 ore” siano arrivati a un nome, perché “la Provvidenza ha fatto in modo che si concentrassero in Papa Leone tutti questi elementi: le radici europee, la conoscenza degli Stati Uniti, la sporgenza missionaria, la visione del mondo, la conoscenza della Curia romana”. E inoltre c’è la spiritualità agostiniana da considerare in lui, ha continuato il vicario generale del Papa, dunque “la concordia, l’essere protesi verso Dio”, “Cristo al centro”, “la fraternità”. È “un uomo che certamente già sta dando segnali concreti della costruzione di un’unità, perché anche all’interno della Chiesa i contrasti non mancano”, ha continuato il vicario, che ha concluso parlando delle sfide che Leone XIV deve affrontare: l’evangelizzazione oggi, la crisi delle vocazioni, la riforma della Curia romana tenendo conto che nelle congregazioni generali che hanno preceduto il conclave è emersa la necessità di una Chiesa con una forma di governo con delle corresponsabilità, e poi il tema della periferia e delle periferie esistenziali e l’eredità di Papa Francesco da raccogliere.
La Chiesa deve riscoprire il senso della comunione
Dal canto suo, Lucio Caracciolo ha spiegato che “la Santa Sede è un soggetto geopolitico” ma che “la geopolitica della Chiesa non è in conflitto con la sua spiritualità, ne è una derivazione”, basti pensare alle diverse diocesi che la compongono, in tutto il pianeta. Ma è “un soggetto geopolitico, la Chiesa, che soffre una crisi”, la quale “riguarda la sua identità e per questo la figura del Papa”. Una figura sulla quale il giornalista e fondatore di Limes si è soffermato nel suo editoriale “Leone il piccolo”, rifacendosi all’omelia pronunciata dal Pontefice all’indomani della sua elezione, nella Messa pro ecclesia celebrata con i cardinali, nella quale ha affermato che “impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità” è “sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”.
Parole che, secondo il direttore responsabile della rivista di geopolitica, fanno comprendere che “non c’è bisogno di un grande uomo, un grande Papa” ma “di una Chiesa che funzioni da sé” per la quale “c’è naturalmente l’autorità petrina che detta la linea ma non si può occupare e non vuole occuparsi dei dettagli”, “serve riscoprire il senso della comunione oggi pericolante” si legge nell’editoriale. L’impressione del giornalista è che Papa Leone consideri “il suo Paese di nascita un riferimento biografico e culturale inevitabile” e che ci sia una certa continuità con Francesco, il quale “riteneva che la Chiesa avesse bisogno di uno scossone”, ma con un’impostazione differente. Il “Papa americano”, per Caracciolo, sa che “sarà misurato sul suo rapporto con i poteri, con le potenze per essere più precisi”, e per questo l’avere “insistito da subito sulla pace, che sembra una banalità, un’ovvietà” ma che “oggi è una parola estremamente preziosa nel momento in cui siamo invasi unicamente dalla comunicazione di guerra, dalla retorica della guerra”, l’avere quindi ricordato “che la pace è una necessità”, è ciò che scioglie il rebus dell’attualità storica.