Tutti applaudono papa Francesco; e poi si continua a far finta di nulla

Cosa volete che dica un papa, un uomo di fede, il vicario di Dio in terra? È normale che dica che la vita è sacra, inviolabile, che nessuno ne può disporre. Se è “normale”, non è dunque da considerare straordinario l’appello di papa Francesco “alla coscienza dei governanti, affinché si giunga a un consenso internazionale per l’abolizione della pena di morte”. È normale che papa Francesco proponga ai governanti che si dicono e si ritengono “cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia”. Mo’ ben? Se non lo dice lui, il papa, chi deve dirlo? Invece è straordinario, non è normale, va detto e ridetto.
C’è una frase di Montaigne, che Leonardo Sciascia cita spesso: la si trova negli Essais: “Dopotutto è un mettere le proprie congetture a ben alto prezzo, il volere, per esse, far arrostire vivo un uomo”. Non c’è frase migliore, contravveleno più efficace, al fanatismo, di ogni epoca, colore, divisa.
Cosa bizzarra le associazioni di idee: un po’ come il bimbo sulla spiaggia che raccoglie conchiglie. Non sai mai perché quella, magari brutta, a dispetto dell’altra vicina, bellissima.
Così pensi a Galileo Galilei. Il 24 febbraio di quattrocento anni fa (neppure tanto), al Sant’Uffizio che chiede un parere, i teologi rispondono unanimemente che sostenere “il sole è il centro del mondo e del tutto immobile di moto locale… è stolta e assurda in filosofia, e formalmente eretica”: contraddice sia le Sacre Scritture che i Padri della Chiesa. Sostenere che “la Terra non è il centro del mondo, né immobile, ma da sé si muove anche di moto diurno è censurabile in filosofia”; e sotto il profilo teologico cosa “almeno erronea”. Il santo cardinale Roberto Bellarmino, dopo aver trattato il caso di Giordano Bruno nel modo in cui dice Montaigne, convoca Galileo, perché abbandoni le sue eretiche teorie. Galilei abiura, così scampa il rogo; gli si attribuisce sottovoce un ostinato “E pur si muove”, anche se è difficile credere che in quel momento, proprio queste parole abbia pronunciato; magari le ha pensate… Resta il fatto che allora la sacralità della vita era cosa opinabile. Non per tutti sacra.
Né lo era in tempi a noi più vicini. A Cesena, cuore di Romagna, nella piazza del Popolo, tante lapidi: partigiani uccisi dai nazi-fascisti; poveretti caduti nella Grande Guerra; altri morti in Libia, Etiopia ed Eritrea; un po’ nascosta, una lapide piccola, a due “vittime della tirannide pontificia”: Angelo Targhini, madre cesenate, padre bresciano; e Leonida Montanari, di Cesena. Carbonari. Se e di cosa colpevoli, poco importa. Nel regno del papa re Leone XII, il boia è il famoso Mastro Titta. Nelle memorie a lui attribuite, si legge: “…decapitai al Popolo (ndr. Piazza del Popolo) Montanari e Targhini, due cospiratori contro il governo di Sua santità, appartenenti alla setta dei Carbonari…Tutti i tentativi per indurli al pentimento ed alla confessione riuscirono vani. — Non abbiamo conto da rendere a nessuno: il nostro Dio sta in fondo alla nostra coscienza — rispondevano invariabilmente…Li legai solidamente ai polsi, perché avevano rifiutato di lasciarsi bendare, poi spinsi innanzi Targhini, che porse il capo sorridendo alla ghigliottina e in un secondo fu spedito. Montanari mi salutò beffardamente dicendomi: «Addio collega» e fece poi come il Targhini e come il Targhini lo spedii al Creatore…”.
Insomma, la pena di morte, anche in Vaticano esisteva, e, secondo la terrena convenienza non ci si faceva scrupolo di spedire all’aldilà chi minacciava l’ordine dell’aldiquà. Come cambiano, le cose. Ora non si decapitano patrioti; tantomeno si arrostisce qualcuno per le sue opinioni; in Vaticano, beninteso. Ammettono, perfino, di aver sbagliato: con Galileo e qualche altro perseguitato (per Luca Coscioni e Piergiorgio Welby appuntamento fra due o trecento anni…). E la pena di morte? Formalmente resta in vigore fin quasi i giorni nostri. Bisogna attendere, pensate, il 2001, perché sia messa al bando da Giovanni Paolo II. Desueta fino ad allora, ma comunque contemplata nei codici d’oltretevere.
Poi, arriva questo strano papa da “quasi la fine del mondo”, sceglie per la prima volta nella storia della chiesa di chiamarsi Francesco (non sarà senza motivo, che prima nessuno l’abbia fatto?), ed è gesuita; sud americano figlio di italiani, scarpe grosse, cervello fino. Se no, mica stava là…
Cosa fa, tra i suoi primi gesti, simbolici certo, ma significativi? Abolisce il reato d’ergastolo. Introduce il reato di tortura. Va bene, in Vaticano non ci sono ergastolani, e non si tortura nessuno. Ma lui fa questo gesto simbolico. E voi potenti del mondo? Sembra chiedere. Tutti applaudono, sono d’accordo, apprezzano e lodano l’iniziativa. Siamo o non siamo, del resto, il paese di Pietro Verri, Cesare Beccaria, Alessandro Manzoni? Peccato che da noi, in Italia, il reato di tortura, nonostante tutti i trattati internazionali sottoscritti e vincolanti, ancora non ci sia; per cui nessuno può essere punito per questo reato, perché il reato non c’è… Peccato che da noi l’ergastolo ci sia: quel “fine pena mai” che la Costituzione esclude. Ma chi se ne frega, della Costituzione…Questo papa, venuto da “quasi la fine del mondo”, francescano e gesuita, scarpe grosse e cervello fino, ogni giorno ci insegna qualcosa. Anche chi, come chi scrive, è laico e anticlericale a centottanta carati.
Che si fa? Questo papa dice che se Zika dilaga e colpisce donne incinte, allora i preservativi sono il male minore… Solo per Zika? Per l’AIDS no? E magari anche…
Questo papa dice che bisogna costruire ponti e non alzare i muri. Lo va a dire a un buffone che può diventare pericoloso perché dove si presenta arrivano folle di esagitati che lo vogliono presidente degli Stati Uniti. La domanda è questa: affidereste la valigetta con i codici atomici a uno come Donald Trump? Se dite sì, per favore, subito un biglietto per Marte sola andata…
Questo papa dieci ne fa e cento ne pensa. Quel suo appello per la moratoria della pena di morte precede il convegno internazionale “Per un mondo senza la pena di morte”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Francesco auspica che il simposio dia un rinnovato impulso all’impegno per l’abolizione della pena capitale. Un segno di speranza è costituito dallo sviluppo, nell’opinione pubblica, di una sempre più diffusa contrarietà alla pena di morte anche solo come strumento di legittima difesa sociale”. E ancora: “Il Giubileo straordinario della Misericordia è un’occasione propizia per promuovere nel mondo forme sempre più mature di rispetto della vita e della dignità di ogni persona”.
E va avanti, come un caterpillar… Nell’altro viaggio, dove evidentemente si sono limitati ad applaudirlo senza far caso a quello che diceva, è andato più pesante di quando si è rivolto a Trump: “Basta con la vendita di armi. Aiutate i profughi e le loro famiglie…”. Basta con le armi nella terra d John Wayne? E lo dice al Congresso americano, dove interviene per la prima volta nella storia? E poi, altri gesti “simbolo”: l’omaggio a Lincoln, la libertà; a Martin Luther King, libertà e non esclusione; a Dorothy Day giustizia sociale e diritti delle persone; a Thomas Merton, dialogo e apertura… Anche allora dice: abolite la pena di morte: Sentite: “Ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini”.
Dopo averlo ascoltato, Obama scuote la testa: continua a essere favorevole alla pena di morte. Anche per Hillary Clinton è “una punizione adeguata per un certo numero di crimini molto limitato e particolarmente efferati”; dei candidati repubblicani, neppure parlarne. Solo Bernie Sanders ha il coraggio di dire che “lo Stato non dovrebbe essere parte di un omicidio”. E in Italia? Povero paese, dove bastano un Matteo Salvini, una Giorgia Meloni, l’ala più retriva e fascistoide della destra italiana, a paralizzare i progressisti, i veri liberali, i libertari, i socialisti, quel popolo fatto di “compagni” (cum panis) e impedir loro di fare e dire quello che va fatto e va detto? In Vaticano ci mettono tempo, ma comunque, qualcuno, qualcosa si muove. Noi…Noi ancora dobbiamo chiedere scusa a Ernesto Buonaiuti. Perfino Giulio Andreotti era d’accordo. Evidentemente aspettiamo lo faccia il papa “venuto da quasi la fine del mondo”.

jobsnews.it

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