Uno psicoterapeuta e teologo chiede che il celibato sia facoltativo

di Andreas Ross
in “www.sueddeutsche.de” del 29 dicembre 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)
Wunibald Müller ammonisce insistentemente da anni la Chiesa cattolica. In discussioni e comunicazioni ha spesso sostenuto la necessità di un rinnovamento della sua Chiesa. E in qualità di psicologo e teologo ha messo il dito su un punto particolarmente dolente: l’atteggiamento rigido della Chiesa sulla sessualità umana e l’obbligo del celibato per i preti che nel mondo moderno è ormai poco compreso.
Müller sa di che cosa parla. Come direttore della Recollectio-Haus nel convento benedettino du Münsterschwarzach nella Bassa Franconia, lo psicologo incontra molti preti con problemi psicologici che si rivolgono a lui come terapeuta poiché non sono riusciti a realizzarsi in quella forma di vita e vogliono venire a capo della loro situazione. Però finora né Roma né i vescovi fanno pensare di voler cambiare qualcosa a questa situazione dolorosa per le persone coinvolte.
Ora Müller ripone piena speranza in papa Francesco, che in una sua lettera definisce “una
benedizione per la nostra Chiesa”. Con il suo aiuto potrebbe aver successo la separazione di presbiterato e celibato. “La porta non è chiusa. È solo accostata. Dipende da Lei che venga aperta.
La prego insistentemente di aprire la porta”, scrive Müller. Müller riferisce al pontefice direttamente senza preamboli della sua esperienza professionale. In circa 25 anni ha avuto il privilegio di conoscere non solo esteriormente, ma anche interiormente molte centinaia di preti. “Ho incontrato un numero incalcolabile di preti che a causa dello stile di vita celibatario loro richiesto si trovano in una situazione di grande difficoltà psicologica”, scrive Müller. Sempre più frequentemente ci sono tra di loro anche giovani preti. “Parto dal presupposto che Lei sappia di queste difficoltà. Lei ha contribuito con la sua azione benefica a far sì che sia aumentata la disponibilità, tra i preti che vivono una relazione, ad affrontare la propria verità e realtà”, continua Müller nella sua lettera al papa. Molti di questi preti vorrebbero mantenere e vivere la loro relazione, ma sarebbe proprio un peccato che fossero persi per la chiesa.
Wunibald Müller si appella nella sua lettera anche al teologo Karl Rahner, che già 40 anni fa aveva sostenuto l’opportunità di una separazione di presbiterato e celibato, se la Chiesa si fosse trovata nella situazione di non avere un numero sufficiente di preti. Un altro motivo per la separazione sarebbe tuttavia il fatto che molti preti non si sentono più di vivere in maniera celibataria. Si troverebbero quindi nell’alternativa o di lasciare il loro ufficio ecclesiale o di rimanere in carica vivendo le loro relazioni sessuali nel segreto.
La sessualità e intimità praticata in tal modo non potrebbe dispiegarsi in modo autentico e sarebbe quindi anche causa “in modo speciale di comportamenti psichicamente e spiritualmente malsani, che offuscano la vita celibataria e le portano discredito”, sostiene Müller.
Lo psicoterapeuta vede “un motivo ancora più profondo” per la separazione di presbiterato e celibato. Si tratta di prendere davvero sul serio la costituzione umana e la forza creatrice, “che Dio ci ha donato nella sessualità”. Müller rinvia in questo contesto a Ildegarda di Bingen, della quale si tramandata la dichiarazione che Dio ci ha donato con la sessualità una forza nella quale non sta solo il lascivo Satana, ma anche la “forza dell’eternità”. Ancora una volta Müller si appella a papa Francesco, “per amor di Dio, per amore dell’uomo e della nostra Chiesa, di fare tutto ciò che le è possibile, affinché nella nostra Chiesa ci possano ancora essere preti che scelgano seriamente una vita in cui la loro forza sessuale sia investita nell’impegno per gli altri, e in questo modo rendano feconda e realizzino nel modo a loro consono la forza di vita che sta nella sessualità”. Al contempo Müller vorrebbe che in futuro però ci fossero anche preti che possano celebrare e godere la loro sessualità come partner e, arricchiti e nutriti da relazioni intime,
“con passione diano il meglio di sé nel loro servizio come preti”.
Il teologo di Münsterschwarzach inoltre si dichiara nella sua lettera a favore del presbiterato femminile. Dal punto di vista dogmatico, non vede nulla in contrario con tale richiesta, si mostra però scettico per quanto riguarda la tempistica. “Questa innovazione assolutamente inedita, noi due non la potremo vivere”, scrive al papa.

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