Un via-vai di abitazioni intorno a don Sante

ABANO TERME Attualmente ne risultano quattro di proprietà del sacerdote, ma molti sono stati gli atti di compravendita firmati recentemente da Sguotti
Un via-vai di abitazioni intorno a don Sante
Un collaudato meccanismo di aiuto agli immigrati che ha permesso a persone oneste di trovarsi un impiego in Italia
Abano

(ri.ba.) Non è certo da tutti possedere ben quattro abitazioni. Eppure don Sante è uno di questi privilegiati. Ma negli ultimi tempi il parroco è comparso davanti ad un notaio per fare atti di vendita di immobili molte più volte. Almeno una decina. Ci spieghiamo meglio. Ora il prete ribelle possiede le seguenti abitazioni: una a Padova trasformata in casa di accoglienza per le vittime di abusi sessuali, una a Noventa (di cui però possiede solo la nuda proprietà), una a Lovertino (quella dove ha tenuto ieri la conferenza stampa) e una a Selvazzano data in affitto a cinque rumeni. Molte le abitazioni che don Sante ha acquistato e venduto in questi tempi.

Speculazione edilizia? Si tratta piuttosto di sussidi agli immigrati. Il procedimento è il seguente. Quando un immigrato va a bussare alla porta del parroco, se si dimostra di essere una persona rispettabile, può ricevere un aiuto concreto. Don Sante acquista una casa e la offre come residenza per gli immigrati. Grazie a questa gli extracomunitari possono così ottenere un permesso di soggiorno. All’inizio si accende un mutuo intestato agli stranieri e a don Sante ma in realtà è solo il parroco a pagare. Una volta ottenute le carte che danno il diritto di restare in Italia gli immigrati si cercano un lavoro in regola e quando hanno finalmente anche una fonte di sostentamento certa subentrano nella proprietà della casa, don Sante esce di scena, e diventano i veri proprietari dell’immobile. Un procedimento collaudato ormai, rischioso ma collaudato.

E così è stato anche per la casa di Lovertino, acquistata da don Sante per permettere il ricongiungimento familiare tra un marocchino e suo figlio (cosa che non sarebbe mai potuta accadere se l’immigrato non avesse dimostrato di avere una residenza).
fonte: ilgazzettino.it

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