«Bisogna però che il vescovo sia irreprensibile, non abbia preso moglie che una volta sola, sia sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la sua casa e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?».
Questo testo… È tratto dalla Prima Lettera a Timoteo – Nuovo Testamento – scritta forse alla fine del I Secolo, epoca in cui vescovi e preti erano in maggioranza sposati. Il celibato non appare come un comando o una condizione necessaria imposta da Gesù di Nazareth alle sue e ai suoi seguaci. Piuttosto era fondamentale la rinuncia ai beni e la condivisione di essi con i poveri. Niente che fosse relativo alla sessualità. E non si esigeva la continenza sessuale né dai dirigenti delle prime comunità, né, successivamente, da vescovi, presbiteri e diaconi. Era un’opzione libera e personale. L’esercizio dei carismi e dei ministeri al servizio della comunità non richiedeva che si conducesse una vita da celibe.
fonte.: Juan José Tamayo Docente presso l’Università Carlos III di Madrid in informazione.it