Padre Graziano e omicidio Guerrina, anche il Pm verso il ricorso: ecco perché

Arezzo, 10 marzo 2017 – E se non ci fosse solo il ricorso della difesa nel processo d’appello per Padre Graziano? Per ora è solo un’ipotesi, ma secondo autorevoli indiscrezioni di procura il Pm Marco Dioni ci sta pensando seriamente. A presentare anche lui un’istanza contrapposta a quella dell’avvocato Riziero Angeletti, che venerdì scorso ha innescato la procedura del secondo grado per il frate più sospettato d’Italia. In gergo tecnico si chiama ricorso incidentale ed è quello nel quale l’accusa contesta le motivazioni, o alcune delle motivazioni, con le quali va in appello la difesa.

Se decidesse di scendere in campo, Dioni avrebbe 15 giorni dal momento in cui gli viene notificato il ricorso di Angeletti, circostanza che ancora non si è verificata, perchè in procura, sempre secondo le solite fonti autorevoli, ancora non è arrivato niente di ufficiale. Tutto quello che si sa viene dalla lettura dei giornali.

Bene, ma se il Pm che ha ottenuto la condanna a 27 anni dell’ex viceparroco congolese davanti alla corte d’assise decidesse che è il caso di scendere nuovamente nell’arena, tutto questo inciderebbe sulla pena che potrebbe essere inflitta a Padre Graziano dall’assise d’appello, sempre che invece non arrivi una clamorosa assoluzione? Dipende.

Come principio generale, vale che se presenta appello solo la difesa è vietata la cosiddetta reformatio in peius della sentenza, cioè l’aggravamento della condanna. Ma se Dioni, nel suo ancora solo eventuale ricorso incidentale dovesse contestare la pena inflitta, allora tutto tornerebbe in discussione. Scenario, peraltro, meramente teorico.

La sentenza d’assise ha già inflitto al frate il massimo della pena per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Per appesantirla bisognerebbe che tornasse in ballo l’aggravante dei futili motivi che il Pm aveva sì contestato inizialmente ma cui aveva poi lui stesso rinunciato in requisitoria. A farla breve, il sacerdote congolese ha ben poco da perdere: non rischia più dei 27 anni già inflitti.

C’è tuttavia un altro risvolto interessante, che cioè, soprattutto se anche lui presentasse ricorso, potrebbe essere proprio Dioni il Pm anche in appello. Circostanza eccezionale ma non unica: per rimanere ai grandi casi giudiziari aretini, era già successo con Variantopoli, quando Roberto Rossi, non ancora procuratore capo, fu applicato in appello per sostenere l’accusa anche dinanzi ai giudici di secondo grado.

Capita quando l’argomento del processo è così specialistico che ben difficilmente un sostituto procuratore generale fiorentino riesce ad impadronirsene nel breve tempo di un giudizio d’appello. Molto dipenderà dal procuratore generale Marcello Viola. E lui non si sa ancora come la pensi, anche se di solito preferisce vedere al lavoro i suoi sostituti.

lanazione.it

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