Nella letteratura / Maria, stella del mare

Quando nel volto di Maria il poeta Giorgio Caproni ricordava con nostalgia inquieta la fede della sua infanzia: “Nel vago della notte, io disperso mi sorprendevo a pregare. Era la stella del mare”

Oggi festeggiamo il nostro destino, che è di vita e non di morte. Maria, assunta in cielo, dice che il miracolo della Resurrezione non è privilegio divino, ma meta per tutti. La Vergine ci precede, e ci mostra la via.

Non a caso una delle metafore più usate dai poeti di ogni tempo è proprio quella di Maria stella del cielo, che indica la rotta ai naviganti.

È un’immagine che usa anche Giorgio Caproni, uno dei massimi lirici del ‘900. Nella sua poesia Alla Foce, la sera (Frammento su un ricordo d’infanzia), tratto dalla raccolta Il conte di Kevenhuller, si trova una Maria luminosa, che abita il cielo:

La vedevo alta sul mare.
Altissima.
Bella.
All’infinito bella
più d’ogni altra stella.
Bianchissima, mi perforava
l’occhio:

la mente.
Viva.
Più viva della viva punta –
acciaiata – d’un ago.

Ne ignoravo il nome.

Il mare
mi suggeriva Maria.

Era ormai la mia
sola stella.

È, come dice il titolo, un ricordo d’infanzia: Caproni è stato un poeta in perenne conflitto con il tema di Dio, che non si è risolto in una fede positiva. Eppure la misteriosa assenza di Dio non lo ha mai lasciato tranquillo. Ma da bambino aveva fede, con un particolare affetto per la Madonna:

Nel vago
della notte, io disperso
mi sorprendevo a pregare.

Era la stella del mare.

Caproni stesso racconta della sue devozione mariana in pagine bellissime, raccolte in Il mondo ha bisogno dei poeti. Intervista e autocommenti (1948-1990):

Da bambino, volevo tanto bene alla Madonna che, quando me ne regalarono una – tutta bianca, di gesso, forse una statuina della biancoceleste Madonna di Lourdes- mi venne addirittura voglia di costruirle una chiesuola.

La madonna cantata nella poesia è frutto del pennello di un pittore francese che Caproni bambino conosceva e frequentava: Jean Bourillon, a cui sono dedicati i versi. Un giorno il poeta vide un quadro preparato dall’artista per una festa di mare, con Maria sulle onde. E gli rimase profondamente impresso. Poi la vita gli fece perdere la fede, ma rimase il ricordo di quell’immagine e del suo autore:

La tua stella, Jean,
così remotamente morto

con la mia infanzia, e in una

con tutta la tua opera…

Jean
senza fortuna…

Amico
(in gioia e in disperazione)
dei miei sussulti…

Di me:
della mia diffrazione

nel tempo che ormai mi allontana –
sempre più mi allontana –
dalla nascita e – forse –
(oh Jean!) dalla mia stessa morte…

È esperienza comune: anche in chi ha perso la fede rimane un ricordo, una nostalgia forse, almeno della materna figura della Vergine. È un’eco che non abbandona il cuore dell’uomo.

Non si può guardare a Maria che con affetto e gratitudine:

«Ciao stella del mare» mi sorprendo a dire con voce sommessa. «Ciao mio povero Bourillon, che grazie al tuo quadro, e per virtù del tuo quadro, mi costringi ancora (e te ne sono grato) a salutare Maria, come la salutavo nella mia cameretta di fantolino fidente – bella e protettrice – a capo del mio lettuccio».

vinonuovo.it

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