Nell’arte Il regalo del Figlio alla Madre

LA “DORMITIO VIRGINIS”

(prima metà del XII secolo, Palermo, Chiesa di S. Maria dell’Ammiraglio o della Martorana)

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,39-56)

Anche se la Dormizione e l’Assunzione di Maria non sono termini coincidenti, alle Assunzioni dell’arte preferiamo le opere che rappresentano il momento del trapasso della madre del Signore, in particolare quelle degli artisti dall’XI al XIV secolo. Che presentano uno stesso schema iconografico, con poche varianti: di solito Maria è al centro, adagiata su un letto e assistita dagli apostoli tristi, con San Pietro e San Paolo sempre riconoscibili. Talvolta, piegato su di lei, che lo ebbe come figlio in affido dallo stesso Gesù, si vede San Giovanni. Dietro la Vergine, uno stuolo di angeli e il Signore raccolgono la sua anima, raffigurata come una bimba in fasce, per portarla in cielo.

Abituati a tante Madonne col Bambino in braccio, è straordinario, quasi surreale, assistere a questo scambio: Gesù adulto mentre solleva la piccola Maria (più che sorreggerla, infatti, pare proprio che la stia innalzando). E sembrerebbe un’Assunzione, senonché si è smesso di rappresentarla in tale modo, perché Maria, «terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo»: così recita il dogma proclamato da papa Pio XII nel 1950. In altre parole, anche il corpo della Madonna – non solo l’anima – è stato assunto in cielo: già preservato dal peccato, è stato preservato pure dalla corruzione.

Sbagliavano, dunque, gli artisti. Ciononostante, riuscivano a commuoverci quando immaginavano questo regalo del figlio alla Vergine madre: venirla a prendere nel momento del suo addormentarsi. D’altra parte esistono, nell’arte, altri omaggi di Gesù a Maria a dispetto delle Scritture: ricordiamo un’Ultima Cena del Beato Angelico in cui Maria è presente e varie apparizioni del Risorto a sua madre (Rogier van der Weyden, Filippino Lippi, El Greco, Guido Reni…).

Infine ci piace rilevare come Dante – per la preghiera alla Vergine, pronunciata da San Bernardo nel XXXIII Canto del Paradiso: «Vergine madre, figlia del tuo figlio…» – sia stato certamente ispirato dagli artisti. Non solo dall’ignoto mosaicista bizantino che lavorò alla Martorana di Palermo, ma, prima di lui, da Bonanno Pisano, che già nel 1180-81 scolpì la Dormitio in una porta del Duomo di Pisa, e poi da Cimabue, Cavallini, Torriti, Giotto, Duccio, contemporanei di Dante… Anche loro, come molti Vangeli di queste domeniche, hanno voluto soffermarsi a celebrare l’umiltà dei servi del Signore (vedi Magnificat) e la certezza del premio del Signore per chi lo serve.

vinonuovo.it

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