Manager pubblici, ex presidenti di società sportive, consulenti al servizio del Vaticano, avvocati e perfino un esperto in diritto canonico e postulatore di beatificazioni

Sono i titolari dei conti dello Ior sotto osservazione, oggetto di una nuova tornata di segnalazioni da parte dell’authority anti riciclaggio di Bankitalia (Uif). Lo Ior, teoricamente impegnato nell’operazione trasparenza avviata durante il pontificato di Ratzinger (quando il dibattito su un istituto che fosse “meno banca” e più fondazione impazzò per più di una stagione) e rilanciata da Bergoglio, continua a operare alla maniera di una qualunque bancapur non avendo le autorizzazioni necessarie. Le segnalazioni della Uif sono state depositate dagli uffici della procura al processo nei confronti degli ex vertici dell’Istituto Paolo Cipriani e Massimo Tulli.

Cosa sia davvero cambiato non è chiaro. L’ (ennesimo) allarme sulla presenza di conti laici assieme a quelli religiosi e quindi sulla propensione Ior a svolgere funzioni tipiche degli istituti di credito era stato già lanciato dagli ispettori l’estate 2015 e, sul punto, è tuttora in corso un’inchiesta coordinata dal pm Stefano Rocco Fava. Tornando alle segnalazioni però: tra i conti nel mirino dell’antiriciclaggio c’è quello di Franco Pecorini ex amministratore delegato della Tirrenia accusato di una bancarotta da 600 milioni di euro che avrebbe finito di affondare la già poco competitiva compagnia pubblica di trasporto marittimo. A Pecorini, gentiluomo del Papa (nominato da Wojtyla) viene contestata una transazione sospetta del valore di 3 milioni e trecentomila euro sul suo conto effettuata fra febbraio e marzo. Ma non è il solo, abbiamo detto.

Sul conto corrente di Giovanni Morzenti, l’imprenditore di Bergamoex presidente della Federazione italiana sport invernali finito in carcere per corruzione nel 2014, entrano ed escono somme improbabili. Una da 350 mila euro, segnalata ad aprile scorso come sospetta, potrebbe nascondere il tentativo di ripulire fondi neri. Di Morzenti si era parlato anche durante la latitanza di Amedeo Matacena sponsorizzato a suo tempo presso la Santa Sede dallo stesso imprenditore. In sostanza un cliente stanziale dello Ior.

Sospetta, secondo la Uif, anche una transazione del febbraio scorsosul conto corrente di Andrea Ambrosi che, da esperto di canonizzazioni, ha versato sul proprio conto, teoricamente alimentato solo da bonifici per affitti, ben risulta essere un altro cliente di lunga data dell’Istituto vaticano. Ambrosi, annotano gli ispettori della Uif, «è stato oggetto di una precedente segnalazione riguardante le verifiche sulle canonizzazioni» per le quali, come si sa, si procede a una raccolta di denaro. Nel caso specifico gli viene contestato un giroconto di 516mila euro fatto a febbraio scorso. «La particolare natura dell’operazione e l’effettiva origine/provenienza dei fondi – scrivono gli ispettori – rendono l’operatività (i movimenti suo conto, ndr) meritevole d’attenzione».“Attenzionato” anche il conto corrente intestato ad Angelo Proietti, titolare della società Edilars che mieteva appalti sia con l’ex provveditore alle grandi Opere Angelo Balducci sia con l’Idi di Franco Decaminada.

Ad aprile, sempre al processo, ha deposto Ettore Gotti Tedeschi, il banchiere presidente dello Ior per una travagliata stagione fra 2009 e 2012. Il manager ha ripercorso le maggiori criticità del periodo: «Lo Ior aveva i conti cifrati. Che evidentemente non permettevano alle banche (con cui operava , ndr) di sapere chi era il titolare del conto cifrato. Sui conti c’erano doppie firme, c’erano una serie di peculiarità che rendevano l’istituto difficilmente integrabile in un sistema che doveva essere compatibile con la normativa internazionale». Il settantenne Gotti Tedeschi offre anche al tribunale una sua interpretazione sul metodo opaco di gestione dello Ior: «La Chiesa si è sempre sentita, non dimentichiamo, perseguitata. E cosa vuol dire sentirsi perseguitato? Vuol dire cercare di evitare di dare informazioni che vengono considerate improprie. Uno scoglio su cui mi trovai fin dal primo giorno è la confusione che veniva fatta all’interno delle gerarchie fra riservatezza e segretezza. Cercai più volte di spiegare ai vertici che la riservatezza è dovuta ma la segretezza crea sospetto e il sospetto fa pensare che la Chiesa nasconda qualche cosa».

corriere.it

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