Lo “spettro” dell’Imu terrorizza il Vaticano

Lo aveva promesso in campagna elettorale. E, ora che lei è diventata sindaco di Roma, Oltretevere tremano. «Solo dalla riorganizzazione e dal censimento degli immobili comunali si recuperano 200 milioni – aveva detto Virginia Raggi – e se si fa pagare l’Imu alle strutture del Vaticano usate per esercizi commerciali, come anche il Papa ha detto essere giusto, ne arriverebbero altri 400». La risposta è arrivata ieri durante la presentazione di un concerto nell’ambito delle iniziative giubilari. «I principi della responsabilità del pagamento dei tributi competono a tutti e dunque anche alla Chiesa. Io posso dire che il Vicariato di Roma così come il Vaticano e la Santa sede, perchè il termine Chiesa è molto generico, pagano i tributi di ciò che viene svolto in strutture che non sono direttamente attinenti – ha affermato il cardinale vicario della Diocesi di Roma, Agostino Vallini – Sono convinto che il nuovo sindaco, nel rispetto delle norme dei patti internazionali, si renderà conto che tutto ciò che è riconosciuto alla Chiesa debba essere riconosciuto».

Insomma, già paghiamo quello che dobbiamo e, quindi, non chiedeteci di più. Vallini ha poi precisato che «se c’è qualche soggetto ecclesiastico in qualche modo afferente alla Chiesa che è chiamato a pagare e non paga, il sindaco fa bene se lo fa pagare». Il richiamo alle parole di papa Francesco non è peregrino. A metà settembre, alla vigilia dell’Anno Santo, Bergoglio era stato chiaro, anche se non aveva pronunciato mai la parola «Imu». Il Pontefice aveva spiegato che i conventi devono essere utilizzati per motivi squisitamente religiosi e, se vengono trasformati in hotel, allora «è giusto che paghino le tasse come tutti gli altri. Alcune congregazioni dicono: “no, ora che è il convento è vuoto faremo un hotel, un albergo: possiamo ricevere gente e con ciò ci manteniamo e guadagniamo denaro” – aveva aggiunto il Papa durante l’intervista a una radio portoghese – Bene, se desideri questo, paga le imposte. In caso contrario, il business non è pulito».

L’Ici introdotto dal governo Amato nel 1992 prevedeva l’esenzione degli enti no-profit e destinati al culto, definizione dietro la quale ci sono molte strutture ricettive legate al Vaticano. L’8 marzo 2004 la Cassazione stabilisce che il benefit vale solo per quegli immobili appartenenti ad enti ecclesiastici che però non svolgano attività commerciali. Ad occuparsi del problema sono anche il terzo governo Berlusconi nel 2005 e il secondo governo Prodi nel 2006. Il promo snobba la sentenza degli «ermellini» e nella legge 203 del 2005 scrive che l’esenzione è applicabile a prescindere «dalla natura eventualmente commerciale delle stesse». Prodi, con il decreto 223 del 2006, decide di mettere in pratica l’esenzione «se l’attività è esercitata in maniera non esclusivamente commerciale», cioè se nel convento si ospitano turisti ma si svolgono anche funzioni religiose. Nel 2008 il centrosinistra perde palazzo Chigi e torna Berlusconi, che abolisce del tutto l’Ici, iniziativa che, su iniziativa dei radicali, porta la Commissione Ue ad aprire un’indagine. Questo spinge l’esecutivo e il Vaticano a studiare una via d’uscita. Ma nel 2011 se ne va anche il Cavaliere e arriva Mario Monti con il suo governo tecnico, di cui fa parte anche il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Con il suo decreto «salva-Italia», il professore bocconiano anticipa l’entrata in vigore dell’Imu ma i privilegi fiscali della Chiesa restano intatti. Nel febbraio 2012 c’è la legge.

Ma sembra redatta per fare confusione, non chiarezza. Gli enti assistenziali e sanitari cattolici sono esclusi dal pagamento dell’Imu se le prestazioni costano meno della metà di quelle gestite da strutture non religiose sullo stesso territorio. Idem per le strutture alberghiere. Mentre le scuole paritarie cattoliche sono esentate se la loro attività procura «corrispettivi tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio». A fine 2012 la Commissione Ue da l’ok ai regolamenti del governo Monti.

iltempo.it

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