La messa è finita, don Sante Sguotti sospeso a divinis dal vescovo: «Ora mi aspetto la scomunica»

Padova

Don Sante Sguotti, l’ex parroco di Monterosso al centro delle cronache per aver dichiarato di essere innamorato di una donna madre di un bimbo, è stato sospeso a divinis con un provvedimento firmato dal vescovo di Padova mons. Antonio Mattiazzo. Il provvedimento di sospensione a divinis, «ossia non può più assolvere alle funzioni attinenti al ministero sacerdotale né ricevere ed esercitare incarichi riservati ai chierici», è stato firmato giovedì da mons. Mattiazzo e poi notificato a don Sante. Il decreto ha effetto immediato dal momento della notifica al sacerdote ed è a tempo indeterminato.

Il decreto, che segue quello di rimozione da parroco della parrocchia di Monterosso, l’8 ottobre, e quello di avvio di un processo penale e amministrativo sulla base di alcuni articoli del Codice di diritto canonico, il 17 ottobre, «è stato firmato dal vescovo Mattiazzo, dopo la discussione – insieme a due sacerdoti assessori – delle prove e degli argomenti e dopo aver esaminato ogni elemento in merito alla situazione del sacerdote interessato, così come previsto dalla disciplina canonica (can. 1720, 2)».

«Il presbitero diocesano Sante Sguotti – stabilisce testualmente il decreto – è sospeso dall’esercizio della potestà di ordine e di governo. Nello specifico, ciò comprende tutti gli atti della potestà di ordine (can. 1333 1,1), fermo restando quanto stabilito dal can. 976, e tutti gli atti della potestà di governo (1333 1,2). Tali provvedimenti penali hanno effetto dal giorno in cui il Decreto risulta intimato. La sospensione viene inflitta a tempo indeterminato, fino a che il sacerdote non dimostra di ravvedersi».

«Don Sante non è ancora stato ridotto allo stato di laicato. Per ora non può occupare nessun posto nella chiesa né dire messa – spiega don Giovanni Brusegan, il nuovo parroco di Monterosso che ha preso il posto del prete innamorato – Farò di tutto per fargli rispettare queste decisioni del vescovo. Se don Sante celebrasse messa sarebbe un gesto grave. I fedeli devono fare una scelta, se stare con la Chiesa cattolica oppure fare una scelta alternativa seguendo un ramo, quello di don Sante, che non si sa bene dove possa andare a finire».

«Adesso aspetto di ricevere la scomunica, questi aspetti della sospensione sono solo atti burocratici – ha commentato don Sante – Era una cosa che mi aspettavo ancor prima e adesso tutto continua come prima. Era prevista e non penso di fare ricorso perché è una perdita di tempo. Nella mia vita non cambia nulla. Io resto sacerdote». Dalla sua parte si schiera don Giuseppe Serrone dell’Associazione sacerdoti lavoratori sposati, per il quale «dietro la scomunica c’è sempre un conflitto che vede in campo due visioni teologiche diametralmente opposte». (fonte: ilgazzettino.it)

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