Il cammino di libertà presuppone la possibilità di dire NO ad un’autorità

Nella settimana degli sproloqui sanremesi di Celentano su preti e frati, a Cagliari don Mario Cugusi e don Ettore Cannavera, sono intervenuti nell’ex liceo artistico in piazza Dettori all’incontro organizzato dal circolo letterario Miele Amaro dal titolo : Oggi parliamo di Chiesa.
I numerosi presenti, che aspettavano di sentirsi dire parole sincere e non convenzionali, sono stati accontentati perché i due sacerdoti con grande libertà hanno offerto la loro visione di chiesa, spesso non allineata con quella istituzionale, oppure usando le parole di don Cannavera : “una Chiesa nella quale prevale la linea verticale e non quella orizzontale, dove tutti davanti a Dio siamo uguali”
Lo stesso don Cugusi ha ricordato come : “Nel Concilio Vaticano II i Vescovi sono ministri servitori del popolo; se la nostra Chiesa è clericalizzata la colpa è anche dei laici: se un Vescovo può fare e disporre a suo piacimento è anche perché clero e laici non esistono”
Nel suo intervento, l’ex parroco di Sant’Eulalia ha citato spesso i documenti del Concilio, in cui sostiene : “ E’ la Chiesa che serve il mondo, non viceversa; il CVII chiama la Chiesa ad essere strumento del Regno, la Chiesa non è lo scopo ma lo strumento, siamo chiamati a vivere il Vangelo nella Chiesa, fatta anche di tensioni che possono essere una ricchezza, la dialettica può arricchire; l’uomo non è razionalità ma relazioni ”; una chiesa in movimento per cui: “ bisogna uscire dallo schema di una Chiesa ferma nei secoli ”.
Don Cugusi ha sottolineato l’importanza di non avere mai paura di dire ciò che si pensa, di quella parresìa che deriva dall’antica Grecia in cui i cittadini potevano esprimere pubblicamente le proprie opinioni.
Don Mario si è poi rivolto ai giovani preti, invitandoli “ a non corazzarsi dietro i paramenti per nascondersi ai problemi; a non arroccarsi e ricercare cose banali per fare massa e coreografia, come il papato di Giovanni Paolo II che è stato terrificante, spettacolarizzato, scenografico e folcloristico.
La Chiesa recuperi la funzione di essere strumento di Cristo, dia carne alla Parola”
E don Cannavera ha ripreso nel suo intervento le parole del suo ex compagno di classe; gli unici libri che ha voluto davanti a sè erano la Bibbia e il libro del Concilio Vaticano II, “ il codice di diritto canonico l’ho fatto fuori, bisogna ri-appropriarsi del Vangelo” .
Dalla sua esperienza come ri-educatore e cappellano del carcere minorile, don Cannavera ha parlato di una “Chiesa come istituzione distante dalle angosce, dalle paure e utopie della gente; abbiamo manipolato le coscienze in nome di Dio”.
E’ stata la serata delle citazioni e don Cannavera ne ha letto una a lui particolarmente cara di Ignazio Silone “ un socialista senza partito è un cristiano senza chiesa”. Il cammino di libertà presuppone la possibilità di dire NO ad un’autorità.
“Mi definiscono un prete-cristiano del dissenso ma mi sento prete che cerca di dare un senso alle cose che faccio.”
Il tema del conflitto e delle contrapposizioni anticipato da don Cugusi è stato ripreso anche da don Cannavera : “ Un cammino di liberazione non può non avere il conflitto, solo nelle contrapposizioni cresciamo. Solo il dubbio ci fa crescere. Mi chiedo spesso : ma Dio dov’è nelle tragedie ? Se non ho dubbi non ho intelligenza.
Non giudico i preti o il vescovo che non sono alla ricerca di un cammino di libertà.
Non voglio essere dentro la Chiesa ma dentro il messaggio del Vangelo, uso questo criterio come strumento e atteggiamento, la mia maggiore preoccupazione è essere aderente al Vangelo “.
Don Cannavera ha voluto concludere elencando/denunciando quelli che ha definito i “Privilegi della Chiesa” :
– l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, pagata dallo Stato : “è preferibile insegnare la storia delle religioni o il fenomeno religioso. Per il resto bastano le parrocchie”.
– i cappellani militari che fanno carriera : “Da 20 anni sono cappellano del carcere e ho sempre rifiutato lo stipendio” .
– il contributo dell’ 8/1000 per la chiesa cattolica : “non ho mai firmato il consenso per la Chiesa, lo dò ai valdesi. Non è vero che sono soldi utilizzati per fare del bene, ma per pagare preti e costruire Chiese e fare opere scenografiche”.
– riproporre il sacerdozio femminile e i preti sposati : “preferisco parlare di celibato”.
– Chiesa povera: “nella sobrietà e liberi dalla ricerca dei soldi; gira una battuta per cui noi preti anziché eccitarci per una donna, ci eccitiamo per 1€ !”.
Le conclusioni di don Cannvaera sono un inno alla speranza : “Siamo in un paludamento clericale, i cui simboli sono i paramenti. Bisogna avere pari dignità con le altri fedi religiose, mai compromessi con il potere.
Paolo VI diceva: la carità più alta è la politica; intesa come servizio, non per avere potere.
Bisogna amorizzare il mondo, dare il nostro contributo perché il mondo sia sempre più fraterno.
Io non divido l’umanità in chi crede e chi non crede, ma in chi crede nell’utopia evangelica per cui sia realizzato il messaggio del Vangelo”.
Alessandro Porcheddu – newschorus

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