Sono più di cento le lettere che don Marco Mangiacasale ha ricevuto – in carcere e nello studio del suo avvocato – dal giorno del suo arresto. Manette che scattarono 50 giorni fa, il 7 marzo. Fedeli, parrocchiani e altri religiosi hanno infatti scritto all’ex prete di San Giuliano, non per “dirgli bravo” (usando le parole del suo avvocato, Renato Papa) ma per “testimoniare una vicinanza umana pur nello stupore per quanto successo”. Il prete deve rispondere all’accusa di violenza sessuale continuata su ragazzine minorenni. Sono cinque le denunce nei suoi confronti da parte di giovani parrocchiane. Molte anche le richieste di incontrare don Marco in cella. Tutte respinte, tuttavia: l’uomo può vedere solo i parenti più stretti e i suoi avvocati, oltre allo psicologo che lo sta seguendo in queste settimane. L’inchiesta intanto si avvia a conclusione: manca la consulenza definitiva dei tecnici informatici cui sono stati affidati telefoni e apparati tecnologici dell’ex parroco. (m.pv.)
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26 Aprile 2012 ore 04:56