Cosa succede una volta che un prete viene scoperto commettere violenze di ogni tipo, spesso di genere sessuale? La risposta non è una buona notizia. E Larrain immagina una comunità di reietti, tutti uomini, alcuni anziani e una sola donna, una diabolica suora, che dimenticati e confinati in una comunità amena dovrebbero così aver espiato ogni peccato.
Però un cast di attori stellari – Roberto Farías, Antonia Zegers, Alfredo Castro, Alejandro Goic, Alejandro Sieveking – dimostra invece tutto il contrario. Che reprimere, abbandonare, isolare chi ha votato la propria vita a una causa spirituale e si è sentito parte integrante di una comunità, è la soluzione più sbagliata oltre che moralmente opposta a quanto la Chiesa stessa professa.
Ed è proprio questo atteggiamento ambiguo che Larrain ci racconta senza scusanti. Perché pian, piano, sottilmente, nel film emerge il dolore di questi uomini, i loro fantasmi immondi e in fondo, a voler cercare una responsabilità, questa si trova nella crudeltà e nell’oppressione di un’Istituzione dai profili decisamente fumosi che di sicuro non ha fatto propria la lezione del figliol prodigo.
Prima però bisogna lentamente passare per tutti i turbamenti interiori di queste persone. E non è un viaggio piacevole. Perché la macchina da presa ce li svela piano, piano, ma non per questo meno violentemente, fino a confondere i profili del Bene e del Male. E Il club è un film pieno di solitudini, di drammi interiori e di alienazione. Umana quest’ultima, non religiosa, non cattolica.
Il club, in uscita dal 25 febbraio, è distribuito da Bolero Film.