Vaticano: Come si può predicare il Regno dei cieli e mandare avanti uno Stato, gestire una banca, riciclare denaro di dubbia origine e accusarsi reciprocamente di tradimento?

di Fabrizio Rondolino – donnamoderna.com

Carte segrete, ricatti, imboscate. Banchieri, cardinali, criminalità organizzata. Paiono usciti da un thriller hollywoodiano gli scandali che stanno scuotendo le mura di San Pietro. Molti sospettano che dietro l’arresto di un uomo di fiducia di Benedetto XVI ci sia una tremenda lotta
di potere. Tutti si chiedono se il Papa riuscirà, anche stavolta, a salvare la sua Chiesa. Eppure nessuno si indigna davvero

«Io distruggerò la vostra Chiesa» disse un giorno Napoleone al cardinale Ercole Consalvi. «Maestà» rispose sereno il segretario di Stato di Pio VII «sono 19 secoli che noi stessi cerchiamo di raggiungere questo obiettivo e non ci siamo riusciti». Altri due secoli sono passati (e che secoli: le guerre mondiali, Hitler, il comunismo) e la Chiesa non ha mai smesso di farsi del male e di sopravvivere a se stessa. La ragione non sta nell’universalità del messaggio cristiano, ma nella natura della Chiesa cattolica romana, la cui lunga consuetudine con i vizi terreni sarà pure motivo di preoccupazione per i santi e per i predicatori, ma è anche, e soprattutto, la chiave della sua sopravvivenza su questa Terra.
La controprova sta nel fatto che nessuno si è davvero scandalizzato per lo scandalo che ha visto la pubblicazione di centinaia di documenti curiali più o meno riservati; l’arresto di Paolo Gabriele, maggiordomo personale di Benedetto XVI; la defenestrazione improvvisa di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, la banca vaticana; e – particolare essenziale per ogni racconto dell’orrore che si rispetti – la riesumazione del cadavere di Enrico De Pedis,  un capo della banda della Magliana, curiosamente sepolto in una basilica vaticana, dove secondo alcune voci ci sarebbe la chiave per scoprire la verità su Emanuela Orlandi (se non addirittura i suoi resti).
Ce ne sarebbe abbastanza per suscitare un moto generale d’indignazione, per chiedere un dibattito pubblico sui giornali, nelle parrocchie, nella Cei e in Vaticano, per protestare e per esigere la verità. E invece niente: come se ce l’aspettassimo, come se fosse la cosa più normale del mondo. Persino i più accaniti anticlericali tacciono e parlano d’altro. E i vescovi (quando non rilasciano interviste anonime al curaro) invitano genericamente a pregare, come se si trattasse soltanto di far passare la nottata.
E che nottata! Carte segrete e ricatti incrociati, maggiordomi e criminalità organizzata, rapimenti e omicidi, arresti e riesumazioni, banchieri e cardinali: davvero sembra di assistere in presa diretta a uno di quei film di Hollywood che la Chiesa invita a boicottare. La dinamica dello scontro, in realtà, è piuttosto semplice: da una parte c’è il segretario di Stato, cardinale Bertone, e dall’altra il presidente della Cei, cardinale Bagnasco. Quello che però non è affatto chiaro è quale sia l’oggetto della disputa, la materia del contendere, a parte il potere temporale.
Sarebbe però un errore individuare qui le cause della crisi profonda che attraversa oggi il mondo cattolico. Il potere di per sé non è strumento di corruzione, e ogni chiesa ha il diritto di scegliere liberamente i metodi e gli strumenti del suo intervento nel mondo. Il potere diventa arbitrio quando la libertà si inaridisce, quando la critica è scambiata per infedeltà, quando la discussione è condannata come tradimento. Senza libertà, a cominciare dalla libertà di controllare chi comanda, qualsiasi potere si corrompe. E nella Chiesa cattolica è dal Concilio Vaticano II , cioè dalla metà degli anni Sessanta, che non si discute più.
Tutte le chiese cristiane, a eccezione della cattolica, e tutte le altre religioni organizzate non hanno una simile gerarchia né un capo supremo: insomma, non hanno il Papa. Il governo della chiesa è sempre locale e le scelte di dottrina e di fede sono deliberate collettivamente dalle assemblee dei pastori e dei fedeli. Al contrario, i sinodi e i concistori della Chiesa cattolica né discutono né decidono, ma soltanto ratificano e, tutt’al più, auspicano e consigliano. La Chiesa conciliare di Giovanni XXIII e Paolo VI si era mossa, seppure timidamente, sulla strada della collegialità; a guidare la controffensiva centralistica e “papalina” è stato proprio Joseph Ratzinger, a partire dagli anni Ottanta, come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, braccio destro e ideologo di papa Wojtyla. Oggi che gli è succeduto, Ratzinger si trova nell’imbarazzante situazione di essere da solo in una curia fitta di trame, imboscate, nemici e ricatti. La mancanza di discussione aperta non soltanto incancrenisce il potere, trasformandolo in un fine in sé, ma anche impoverisce la dottrina. Nel suo weekend milanese in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie, Ratzinger ha ribadito il “no” della Chiesa alle unioni civili fra omosessuali, all’interruzione di gravidanza, alla libera scelta di interrompere l’accanimento terapeutico e accettare la naturalità della morte. In altre occasioni il Papa si è schierato contro la libertà di ricerca scientifica, contro la fecondazione eterologa, contro gli anticoncezionali, contro il matrimonio dei preti, contro i rapporti prematrimoniali, contro il divorzio, insomma contro (quasi) tutto ciò che è considerato normale dalla stragrande maggioranza delle persone normali.
Sono milioni i cattolici che la pensano diversamente dal Papa, e tra loro molti vescovi e moltissimi preti; ma tutti sono ridotti al silenzio, e costretti all’ipocrisia di una vita felicemente, innocentemente in contrasto con i dogmi della propria Chiesa, che pure rispettano e amano. Quanto a lungo può durare una tale schizofrenia? Come si può credere nella gloria della resurrezione della carne e poi condannare tutto ciò che la carne naturalmente ci offre? Come si può predicare il Regno dei cieli e mandare avanti uno Stato, gestire una banca, riciclare denaro di dubbia origine e accusarsi reciprocamente di tradimento? E come si può comprendere il mondo se neppure si riesce a discutere liberamente al proprio interno?

23 Giugno 2012

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