Sacerdoti sposati e ministero

Josemari Lorenzo Amelibia, sacerdote secolarizzato negli anni ’70, in 8 punti ha sintetizzato ciò che potrebbero essere e fare quei sacerdoti che, sposandosi, hanno lasciato l’esercizio presbiterale. Dice di aver a suo tempo chiesto la collaborazione del noto canonista Roque Losada Cosme, anch’egli secolarizzato e di avere inoltrato la sua proposta alla Conferenza episcopale spagnola. Ricorda di averla consegnata al card. Tarancon, perché la facesse vedere a Giovanni Paolo II, ma senza fortuna. Sono alcuni principi – nota Josemari Lorenzo Amelibia sul suo sito, apparso su Religion digital di Madrid – che possono servire come norma per lo sviluppo dell’attività pastorale, una volta accettata l’incorporazione dei preti sposati al ministero.

I sacerdoti secolarizzati, una volta incorporati pienamente nel ministero, promuovono un marchio legale differente da quello che regolano i canoni del diritto canonico, dato che ora non sono chierici.
Questi sacerdoti si incorporano nel ministero come servitori qualificati del popolo di Dio e in tutto equiparati agli altri sacerdoti, perché lo sono.
La loro dipendenza gerarchica sarà diocesana. Di conseguenza, si sottometteranno alle norme e direttive che ogni ordinario determini nella sua diocesi.
L’incorporazione all’esercizio pieno si effettuerà previo dialogo con l’interessato e la conseguente informazione che ogni vescovo stimi conveniente.
I servizi affidati dipenderanno in ogni caso dagli organismi corrispettivi e dalla loro previa accettazione: parrocchiali, se si tratta di servizi da svolgere all’interno di una parrocchia; delle rispettive commissioni diocesane (pastorale, liturgia, catechesi ecc.) se uno di questi sacerdoti, per la sua preparazione specifica, intenda darvi la sua collaborazione.
Daranno gratuitamente ciò che gratuitamente hanno ricevuto e lavoreranno con le proprie mani per non essere di peso a nessuno. Per questo escludono dal loro lavoro sacerdotale ogni guadagno e privilegi umani, data per supposta la loro dedizione alla Chiesa.
Della loro efficacia o inefficacia nel ministero deciderà l’ordinario del luogo, secondo le norme stabilite dalla Chiesa.
Questi sacerdoti redigeranno alcuni statuti di regime interno per risolvere i problemi umani , economici, spirituali che porteranno via via a conoscenza e sottometteranno al nullaosta della Conferenza episcopale.
settimananews.it

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