Ribaltone allo Ior

Ribaltone allo Ior
IOR

La nuova guerra dello Ior ha lasciato sul campo morti e feriti. Proprio come ai vecchi tempi. Nonostante gli uomini di Bergoglio abbiano fatto di tutto per nascondere le beghe interne alla banca di Dio, il presidente Ernst von Freyberg è stato defenestrato appena 15 mesi dopo il suo insediamento.

“L’Espresso” due settimane fa ha anticipato l’esito finale della battaglia, e le ragioni politiche e finanziarie dello scontro. La Santa Sede ha imparato che le estromissioni violente sono mediaticamente assai dannose (vedi il caso di Ettore Gotti Tedeschi, cacciato con ignominia nel 2012 dai bertoniani), così stavolta ringrazia la dirigenza uscente e parla alla stampa di semplice «transizione verso una nuova fase». Ma in realtà von Freyberg è stato silurato, sacrificato sull’altare degli interessi di nuovi gruppi di potere in ascesa.

Il primo gruppo fa capo a Jeffrey Lena, l’avvocato californiano che da mesi è diventato fido consigliere del prelato
dello Ior Battista Ricca. Se Lena pare abbia cominciato a lavorare ai fianchi del banchiere tedesco appena quest’ultimo gli ha tagliato la consulenza (a metà del 2013), è proprio Ricca ad aver firmato un mese fa una durissima lettera di critiche a von Freyberg, contestando al numero uno dello Ior di non inviare al papa tutte le informazioni in merito ad alcune operazioni, tra cui il prestito da 15 milioni di euro fatto da Tarcisio Bertone alla Lux Vide.

«Una missiva paradossale, visto che tutte le anomalie – risalenti tra l’altro al periodo in cui Paolo Cipriani era direttore generale – le abbiamo scoperte e denunciate noi», spiegano dallo Ior alcuni collaboratori del presidente uscente. Che ricordano anche le difficoltà organizzative in cui si sono trovati: «Abbiamo cacciato un sacco di gente, tra cui importanti dirigenti e il tesoriere. Decisioni che abbiamo preso con il board. Peccato che non ci hanno dato nessuna risorsa adeguata per sostituirli». Von Freyberg, però, oltre che dalla gerarchia vaticana si è sentito abbandonato anche da Francesco: in oltre un anno il papa, in effetti, non l’ha mai voluto incontrare.

Il timing del cambio al vertice è stato deciso dal cardinale australiano George Pell, capo della neonata Segreteria dell’Economia, sorta di superministero che coordinerà tutti gli enti finanziari vaticani. Pell da mesi ha lo Ior nel suo mirino, e vuole che a guidarlo sia uno dei fedelissimi della “lobby maltese”, guidata dal finanziere maltese Joseph Zahra e dal francese Jean Battiste De Franssu.

Se non ci fossero novità dell’ultim’ora sarà quest’ultimo, nonostante le polemiche sui suoi conflitti d’interessi, a dover continuare il lavoro iniziato da von Freyberg. E, soprattutto, a decidere come e dove investire i 6 miliardi di euro in pancia all’istituto.

di Emiliano Fittipaldi – espresso.repubblica

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