ROMA, 14 settembre 2016 – Sono pochi i cenni che riguardano papa Francesco, nel libro-intervista che Joseph Ratzinger ha pubblicato nei giorni scorsi. Ma tutti significativi.
Per cominciare, Ratzinger dice di non aver minimamente pensato a Jorge Mario Bergoglio come a suo successore.
Lo conosceva, certo, “grazie alle visite ‘ad limina’ e alla corrispondenza”. Ma lo credeva diverso da come l’ha poi visto dopo l’elezione a papa:
“L’ho conosciuto come un uomo molto deciso, uno che in Argentina diceva con molta risolutezza: questo si fa e questo non si fa. La sua cordialità, la sua attenzione nei confronti degli altri sono aspetti di lui che non mi erano noti”.
Ratzinger ridimensiona la voce secondo cui Francesco lo consulti spesso. “Non ce n’è ragione”, dice.
Bergoglio – nota ad esempio – non gli ha mandato in anticipo la sua esortazione apostolica programmatica “Evangelii gaudium”:
“Però mi ha scritto una lettera personale… molto affettuosa, per cui ho comunque ricevuto l’esortazione apostolica in una forma particolare. E anche rilegata in bianco, cosa che di solito si fa solo per il papa. La sto leggendo. Non è affatto un testo breve, ma è bello e avvincente. Di sicuro non è tutto suo, ma c’è molto di personale”.
Viceversa – dice – “su alcune cose mi ha rivolto delle domande, anche per l’intervista che ha concesso a ‘La Civiltà Cattolica’. In questi casi esprimo la mia opinione”.
E conclude comunque rimarcando le distanze:
“Nel complesso sono molto contento di non essere chiamato in causa”.
Ratzinger nega inoltre di vedere una rottura tra il pontificato di Francesco e il suo, ma precisa:
“Naturalmente si possono fraintendere alcuni punti per poi dire che adesso le cose vanno in modo del tutto diverso. Se si prendono singoli episodi e li si isolano, si possono costruire contrapposizioni, ma ciò non accade quando si considera tutto l’insieme. Forse si pone l’accento su alcuni aspetti, ma non c’è alcuna contrapposizione”.
Se una novità c’è, con papa Francesco, è di questo tipo:
“Sì, c’è una nuova freschezza in seno alla Chiesa, una nuova allegria, un nuovo carisma che si rivolge agli uomini, è già una bella cosa”.
Più avanti Ratzinger tratteggia così la differenza tra lui e il successore:
“Ognuno ha il proprio carisma. Francesco è l’uomo della riforma pratica. È stato a lungo arcivescovo, conosce il mestiere, è stato superiore dei gesuiti e ha anche l’animo per mettere mano ad azioni di carattere organizzativo. Io sapevo che questo non è il mio punto di forza”.
Ma tiene fermo che la priorità dell’attuale pontificato deve continuare ad essere la stessa del pontificato precedente:
“L’importante è preservare la fede oggi. Io considero questo il nostro compito centrale. Tutto il resto sono questioni amministrative”.
In ogni caso evita di dire che con Francesco sia iniziata una nuova era:
“Le ripartizioni temporali sono sempre state decise a posteriori. Per questo ora non azzarderei questa affermazione… Io non appartengo più al vecchio mondo, ma quello nuovo in realtà non è ancora incominciato”.
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