Preti sposati si offrono per la chiesa di Agrigento in vendita

Agrigento,”vendesi chiesa settecentesca. Prezzi modici. Anche troppo, secondo alcuni”. Quella che racconta Gioacchino Schicchi su “La Sicilia” è la storia di vendite immobiliari, di quelle che mettono in disaccordo i componenti della famiglia. Solo che, nell’affaire ci sono la chiesa di San Libertino al quartiere “Bibbirria” (così chiamato dal martirio del protovescovo del II secolo e dal suo “anatema” “Gens iniqua, plebs rea, non videbis ossa mea” viene la via Plebis Rea), e la parrocchia all’interno del quale l’immobile ricade per “giurisdizione”. A mettere in vendita quello che negli anni ’50 fu trasformato in un grosso e sgraziato casermone in cemento, l’Arcidiocesi di Agrigento, la quale – ricostruisce l’articolo della pagina agrigentina de “La Sicilia” – ha così ritenuto di liberarsi di un bene non utile, privo di particolari pregi (anche se la struttura è vincolata come bene culturale dallo scorso anno e conserva ancora un tetto ligneo estremamente interessante) e che, soprattutto, ha necessità di importanti interventi di manutenzione e tutela. Peraltro, l’Arcidiocesi vanta un credito nei confronti della parrocchia per lavori realizzati su alcuni beni, tra i quali proprio San Libertino e San Girolamo.

 

Insomma – ricostruisce Gioacchino Schicchi – bisognava fare cassa. Così, con procedura diretta, si è avviata una trattativa con un singolo privato, il quale ha proposto pare circa 20mila euro.”E qui nasce il problema – si legge sul quotidiano siciliano – Sì perché ad opporsi alla proposta è stato il comitato affari economici della Parrocchia, il quale ha ritenuto non congruo l’importo richiesto (che, nei fatti, copre unicamente il credito della Diocesi), chiedendo di attivare delle iniziative che possano cercare nuovi acquirenti e valutare quindi se qualcuno è interessato ad acquistare ad un prezzo più alto la struttura. I soldi restanti, è l’auspicio a quanto pare, dovrebbero/potrebbero rimanere nelle casse della Parrocchia, che conta anche la chiesa della Badiola, per iniziative proprie.Quindi, al momento, non un “no”, ma un semplice “vediamo”, alla ricerca di un’offerta più vantaggiosa”. L’iter è stato stoppato, e la cosa non è piaciuta alla struttura burocratica della Chiesa agrigentina che vuole recuperare quanto ha impegnato, pronta a spostare sulla Parrocchia – dice “La Sicilia” – l’eventuale responsabilità civile e patrimoniale dell’immobile che ha bisogno di importanti interventi.

 

Sulla gestione e alienazione di beni della Chiesa agrigentina, di recente ha fatto discutere la sostanziale cancellazione di una realtà come “Linoikos” (Globalist aveva avuto modo di parlarne). Una struttura di accoglienza che non era solo meta di turisti appassionati di Linosa, bellissima isola delle Pelagie, ma anche riferimento culturale, anche internazionale. Esperienza interrotta dalla volontà della struttura economica della Diocesi per un passaggio di mano che ha fatto storcere il muso.

in globalist.it

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