Più fedeli e meno preti, il futuro della messa è nella riammissione dei preti sposati

Per i cattolici in Africa, in Asia e in America Latina si prepara un futuro con più fedeli, ma meno preti. In Europa e America del Nord, invece, diminuiscono gli uni e gli altri. Lo si evince dall’Annuarium Statisticum, il libro che raccoglie i numeri della Chiesa Cattolica nel mondo.

Dall’analisi dei dati emerge, infatti, che se il numero dei cattolici globalmente rimane in crescita grazie all’espansione demografica del sud del Mondo, quello dei preti si è stabilizzato intorno alle 415.000 unità. E questo significa anche che l’attuale presenza di sacerdoti di colore nelle diocesi europee è un fenomeno destinato a cessare.

Crisi di vocazioni in America Latina

La crisi delle vocazioni in questa fase appare particolarmente grave in Brasile, Colombia e Argentina, Paesi dove i seminaristi sono quasi il 17% in meno rispetto a soli dieci anni fa. Negli ultimi cinque anni la diminuzione percentuale in Sudamerica è stata più forte che in Europa. E ci sono regioni come il Chiapas e l’Amazzonia dove il rapporto numerico tra clero e popolazione è così sfavorevole che per molti cattolici ricevere regolarmente i sacramenti è praticamente impossibile.

La riflessione di Papa Francesco sui ‘viri probati’ e il loro ruolo

Tutto questo non può non preoccupare Papa Francesco, il quale ritiene che quello ai sacramenti per i fedeli rappresenti un diritto da garantire, giustamente rivendicato in nome della libertà religiosa. Per questo nell’intervista a Die Zeit ha affermato che si deve riflettere sui “viri probati”, uomini sposati di provata fede a cui sarebbe possibile affidare le funzioni sacerdotali, per affrontare la scarsità di vocazioni in alcune zone del mondo.

“Dobbiamo riflettere – ha spiegato Francesco nell’intervista – se i viri probati siano una possibilità e dobbiamo anche stabilire quali compiti possano assumere, ad esempio in comunità isolate”. La Chiesa deve sempre “riconoscere il momento giusto nel quale lo Spirito chiede qualcosa”. Per il Papa, infatti, “la vocazione dei preti rappresenta un problema enorme” e “la Chiesa dovrà risolverlo”, anche se, ha aggiunto, “il celibato libero non è una soluzione”.

Questione sollevata già alcuni anni fa in Brasile

Due anni fa il vescovo di origine austriaca Erwin Kraütler, attualmente responsabile della prelatura di Xingu, la più estesa del Brasile, aveva rivelato al “Salzburger Nachrichten” di aver chiesto al Papa di esaminare la questione dei viri probati, descrivendo la difficoltà di recare assistenza spirituale in un territorio sconfinato abitato da 700.000 fedeli, articolati in 800 comunità con soli 27 sacerdoti, che riescono a celebrare l’Eucaristia in ogni parrocchia solamente due o tre volte l’anno.

Una risposta all’emergenza o un cavallo di Troia contro il celibato?

I “viri probati”, chiamati ad un ministero circoscritto, rappresenterebbero “un cavallo di troia verso l’abolizione del celibato o una sollecitudine pastorale nei confronti di popolazioni distribuite in vasti territori che non hanno praticamente accesso ai sacramenti della Chiesa o possono riceverli occasionalmente nell’arco della loro esistenza?”, si è chiesto il sito Terre d’America, che fa capo a Alver Metalli, un giornalista italo argentino da sempre vicino a Bergoglio.

Incaricato della Conferenza Episcopale del Brasile per la regione amazzonica, una delle aree più carenti di sacerdoti, l’ex prefetto della Congregazione per il Clero, Claudio Hummes, già nel 2006, appena assunto l’incarico in Vaticano su chiamata di Benedetto XVI, aveva dichiarato a un giornale brasiliano che “il celibato è una disciplina, non un dogma della Chiesa. […] Sappiamo per certo che molti degli apostoli erano sposati. La chiesa moderna deve tener conto di questo aspetto se vorrà essere al passo con la storia”.

L’esempio messicano o dei riti orientali

Francesco stesso in pubblico ha parlato del “modello Messico” in riferimento ai più di 300 diaconi che in Chiapas collaborano nelle pratiche di assistenza spirituale, con l’unico vincolo di non poter celebrare la messa la domenica con i fedeli. Questi diaconi sposati, che hanno già ricevuto una prima consacrazione, potrebbero essere chiamati al sacerdozio attraverso una sorta di “aggiornamento” della consacrazione.

La Chiesa Cattolica del resto ha già sacerdoti sposati: sono quelli che provengono dalla Comunione Anglicana, ai quali è consentito di conservare il ministero nonostante siano sposati, e soprattutto quelli dei riti orientali (presenti anche in Italia con due diocesi, Lungro in Calabria e Piana degli Albanesi in Sicilia). “Abbiamo bisogno di questo rinnovamento, di questa aria fresca dell’Oriente, di questa luce dell’Oriente”, ha detto il Papa nella prima conferenza stampa tenuta in un viaggio internazionale, sull’aereo che nel luglio 2013 lo riportava a Roma da Rio de Janeiro.

agi

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