Pedofilia, O’Malley: le vittime devono continuare ad avere voce

Come possono continuare ad avere una voce potente nel nostro lavoro le vittime/sopravvissuti e aiutare a guidarci?»: lo ha detto il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, in introduzione di un seminario che si svolge oggi alla Pontificia Università Gregoriana sul ruolo dell’educazione nella prevenzione della pedofilia, sottolineando che l’interrogativo sarà un «argomento centrale» della stessa commissione nell’assemblea plenaria che torna a riunirsi da domani a domenica per la prima volta dopo le recenti dimissioni di Marie Collins, donna irlandese che da bambina è stata abusata da un sacerdote. O’Malley ha ringraziato i cardinali Parolin, Ouellet, Farrell, Braz de Aviz per la collaborazione. «Che non ci sia alcun dubbio», ha detto il Porporato cappuccino nel suo saluto introduttivo, senza espliciti riferimenti al caso Collins: «Papa Francesco è completamente impegnato a sradicare lo scandalo dell’abuso sessuale nella Chiesa».

«Il nostro fine ultimo in programmi come quello di oggi è continuare ad apprendere modi per sviluppare e implementare programmi comprensivi e rigorosi per tutelare i più vulnerabili dagli abusi sessuali», ha detto O’Malley parlando in italiano. «Ho espresso sovente le mie ferme convinzioni personali su questi temi, includendo settembre scorso al corso che si è tenuto in Roma per i nuovi vescovi. Li ho sollecitati dicendo, “che non ci siano dubbi, nessun altro argomento è più importante per la vita della Chiesa. Se la Chiesa non è impegnata nella tutela dei minori, i nostri sforzi nell’evangelizzazione non avranno effetti; perderemo la fiducia del nostro popolo e avremo l’obbrobrio del mondo”. Semplicemente non c’è giustificazione ai nostri giorni per fallire nel mettere in atto standard concreti di protezione per i nostri bambini, i giovani ragazzi e ragazze, e gli adulti vulnerabili. Come credenti in Gesù Cristo, siamo chiamati a riformare e rinnovare tutte le istituzioni della nostra Chiesa. Ma siamo anche chiamati da Dio a essere testimoni e fermi difensori nelle nostre società e in tutte le istituzioni pubbliche. E dobbiamo di sicuro affrontare il male degli abusi sessuali dei preti. Nel Concistoro di febbraio 2015, ho detto ai miei fratelli Cardinali e a Papa Francesco che l’abuso dei bambini e dei più vulnerabili “non è un problema cattolico o anche solo clericale. È un problema umano. Comunque, quando un abuso è perpetrato da un prete, il danno è persino più profondo. Nel mondo di istantanee comunicazioni di oggi, il nostro popolo cattolico sta diventando ovunque più consapevole del problema dell’abuso sessuale nella Chiesa e domanda che noi, che siamo i loro pastori, facciamo tutti i passi necessari per proteggere i bambini affidati alla nostra cura”. È questo impegno che ha unito i membri della nostra Commissione da tutti i cinque continenti per offrire la nostra esperienza e consiglio al nostro Santo Padre. Papa Francesco ci ha affidato la missione di “promuovere la responsabilità locale nelle Chiese particolari” e di dare assistenza “attraverso lo scambio di best practices e programmi di educazione, formazione e sviluppo, e sviluppando risposte adeguate all’abuso sessuale”. Questo lavoro include tutte le nostre istituzioni educative nelle Chiese locali».

«Posso dire solo poche parole su papa Francesco», ha detto ancora il Cardinale statunitense. «Quando molte persone parlano del nostro Santo Padre lo chiamano “il Papa Riformatore.” Ma quello che io ho notato è che loro di solito parlano solo della riforma delle strutture. Il nostro Santo Padre ci ricorda che noi dobbiamo prima parlare della riforma dei cuori – della vera conversione. Questo è il nostro compito oggi. Non è qualcosa che sarà raggiunto in una notte. Ma noi possiamo veramente educare le persone in modo da cambiare i loro cuori e le loro menti. Il lavoro di offrire ambienti sicuri in tutte le istituzioni cattoliche è una parte cruciale di questo. Che non ci sia alcun dubbio: papa Francesco è completamente impegnato a sradicare lo scandalo dell’abuso sessuale nella Chiesa. Permettetemi – ha detto ancora O’Malley – di lasciarvi con un pensiero finale. Tutti questi programmi migliori e best practices non saranno di alcun aiuto se noi falliamo nel mettere le vittime e i sopravvissuti all’abuso sessuale al primo posto. La nostra Commissione ha adottato il “principio di priorità”, prima la vittima, qualcosa che sarà un argomento centrale durante la nostra assemblea plenaria questa settimana: come possono continuare ad avere una voce potente nel nostro lavoro – ha domandato il Cardinale – le vittime/sopravvissuti e aiutare a guidarci? Desidero ringraziarvi per esservi uniti alla nostra Commissione e ai nostri partner qui oggi. Il motore che guida giornate di studio come questa è la consapevolezza che non possiamo mai diventare indulgenti in questo lavoro e che noi dobbiamo continuare a imparare dall’esperienza, inclusi i nostri errori. Rendere veramente sicura la nostra Chiesa per ognuno richiede la nostra collaborazione a tutti i livelli. Durante questi ultimi tre anni nei nostri incontri con le Chiese locali intorno al mondo, un tema è emerso spesso: il bisogno di maggior condivisione di risorse e conoscenza. Questo seminario ci offre un’importante opportunità per continuare su questo cammino insieme».

Prima di entrare nel merito del tema il Cardinale ha iniziato l’incontro esprimendo alla baronessa Sheila Hollins, psichiatra britannica membro della Commissione, la propria solidarietà per l’attacco di ieri a Londra, e formulando preghiere per le persone defunte e quelle ferite. O’Malley ha poi recitato una preghiera specifica: «Padre Celeste, ci riuniamo insieme oggi e preghiamo per la guida del Tuo Santo Spirito nell’importante ministero di tutelare i Tuoi preziosi bambini, i cui angeli sono presenti davanti a Te giorno e notte. Possa Tu infiammare i nostri cuori con l’amore per Te e per il nostro prossimo, in particolare i più piccoli, i Tuoi giovani e gli adulti vulnerabili. Mentre la Chiesa continua il suo cammino quaresimale, possa essa diventare più profondamente la Madre amorevole che l’hai chiamata a essere. Che noi possiamo essere il lievito nel mondo, portando il messaggio evangelico della tutela e della protezione a ogni persona».

Il «seminario educativo» di oggi all’ateneo dei Gesuiti, con traduzione simultanea, è stato promosso dalla Commissione pontificia per la Tutela dei Minori e dal Center for Child Protection della stessa Gregoriana, guidata da padre Hans Zollner, uno dei membri fondatori della stessa commissione. «Safeguarding in homes and schools: learning from experience worldwide», il titolo dell’appuntamento,«Salvaguardare nelle case e nelle scuole: apprendere dall’esperienza di tutto il mondo».

I primi a intervenire dopo l’Arcivescovo di Boston sono stati padre Friedrich Bechina, sottosegretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, e la direttrice del working group della commissione sull’educazione nelle famiglie, Kathleen McCormack. «Gli interventi – ha sottolineato O’Malley – includono i nostri colleghi educatori, accademici ed esperti di tutela da varie parti del mondo. In modo speciale, porteremo la nostra attenzione sull’America del Sud, un grande continente di speranza. Unendoci a questi educatori cattolici del Messico, della Colombia e dell’Argentina, ascolteremo le parole del direttore della Truth, Justice and Healing Commission in Australia e di un capo psicologo della Polizia di Stato italiana».

La Commissione, ha detto O’Malley rivolto all’uditorio raccolto nell’aula magna dell’università, presenti tra gli altri i cardinali Farrell e Ouellet, «desidera ringraziare il cardinale Pietro Parolin, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, e il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica. Siamo grati della vostra continua collaborazione in questo sforzo congiunto di promuovere una cultura di tutela, specialmente tra i leaders della nostra Chiesa, sia nel presente che nel futuro».

vatican insider

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