Papa Francesco rimprovera spesso i “dottori della legge”, i legalisti, i clericali… ma lui stesso rientra in queste categorie a partire dal voler rifiutare i preti sposati

Francesco rimprovera spesso i “dottori della legge”, i legalisti, i clericali... ma lui stesso rientra in queste categorie a partire dal voler rifiutare i preti sposati

Il Blog di Sabino Paciolla rilancia un articolo scritto da Phil Lawler e pubblicato su Catholic Culture. Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati ne condivide l’analisi.
Di seguito l’articolo:

“Sebbene la pubblicazione del libro sia prevista per oggi, i media italiani ne hanno già pubblicato alcuni estratti. E quasi tutti gli organi di informazione, compreso Vatican News, hanno richiamato l’attenzione sui commenti del Papa sull’omosessualità. Notate come egli motiva la sua posizione.
Nel difendere Fiducia Supplicans, il controverso documento vaticano che autorizza le benedizioni per le coppie dello stesso sesso, il Papa riconosce che alcuni vescovi hanno rifiutato di seguire la direttiva, ma sostiene che non c’è motivo di allarmarsi, “perché la dottrina della Chiesa non è messa in discussione”.
In realtà, non pochi vescovi hanno protestato perché la dottrina cattolica è messa in discussione – o piuttosto messa da parte – dal nuovo documento. E un venerabile organismo cristiano, la Chiesa copta ortodossa, ha protestato con tale vigore da interrompere le relazioni ecumeniche con Roma. Ma lasciamo da parte il dibattito teologico per il momento. La mia preoccupazione è il metodo di ragionamento del Papa. Per amor di discussione, diciamo che la dottrina definita della Chiesa – la lettera della legge – non è messa in discussione da Fiducia Supplicans. È una difesa sufficiente della direttiva? Il Pontefice non sta forse quasi ammettendo che (come ho sostenuto in Lost Shepherd), la sua leadership è caratterizzata da un modello di camminare fino al limite dell’eresia e poi fermarsi appena, insistendo che non c’è alcuna contraddizione diretta con l’insegnamento cattolico?
Decine di vescovi, centinaia di sacerdoti e migliaia di laici cattolici hanno convenuto che Fiducia è in contrasto con la tradizione perenne della Chiesa – una rottura radicale con ciò che è stato creduto “sempre e ovunque, e da tutti” nel mondo cattolico. Un teologo serio, di fronte a una simile accusa, vorrebbe dimostrare che i critici si sbagliano, che il suo pensiero è effettivamente conforme alla tradizione cattolica. Invece Papa Francesco fa luce sulle proteste, dicendo che “se alcuni fratelli vescovi decidono di non seguire questa strada, non significa che questa sia l’anticamera di uno scisma”.
Che cosa sorprendente per un Romano Pontefice: difendere le sue politiche dicendo che non sono scismatiche! Il ruolo del Vescovo di Roma è quello di unire i fratelli, di essere il fulcro dell’unità nella Chiesa universale e di preservare l’integrità della fede. Eppure Papa Francesco sta difendendo un allontanamento dalla tradizione, che ha innegabilmente causato divisioni tra i vescovi del mondo, dicendo prima che non è una negazione della dottrina e poi che non è causa di scisma. Si tratta di un’affermazione che non ha nulla a che vedere con la lode!
In un altro commento sull’omosessualità che appare nella sua autobiografia, il Papa conferma che il matrimonio omosessuale è impossibile. Ecco di nuovo quella fastidiosa dottrina, il passo che non farà perché violerebbe la legge. Ma le unioni civili vanno bene, sostiene, perché “è giusto che queste persone che vivono il dono dell’amore possano avere una copertura legale come tutti gli altri”.
In realtà gli omosessuali hanno già una copertura legale “come tutti gli altri”, anche negli Stati in cui le unioni omosessuali non sono legalmente riconosciute. Quello che non hanno sono i benefici speciali che lo Stato offre al matrimonio, come riconoscimento di una relazione unica fondata sulla natura umana e sulla legge di Dio. Per questo motivo, nel 2003, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha insegnato che “il rispetto per le persone omosessuali non può portare in alcun modo all’approvazione del comportamento omosessuale o al riconoscimento legale delle unioni omosessuali”. Ovviamente Papa Francesco sta mettendo da parte quel pronunciamento vaticano. Ma ancora una volta, lasciamo da parte questo aspetto e concentriamoci sulla logica dell’argomentazione del Papa.
La Chiesa insegna che una relazione omosessuale è gravemente disordinata, in quanto basata su un comportamento gravemente peccaminoso. Non si tratta di una semplice amicizia che potrebbe essere definita un “dono d’amore”. Qualsiasi relazione sessuale al di fuori del matrimonio è in definitiva dannosa per le persone coinvolte; la Chiesa non può considerarla un “dono”. Per le persone coinvolte in tali relazioni, la vera cura pastorale richiederebbe di aiutarle a interrompere le loro relazioni innaturali, non incoraggiandole a considerarle come l’equivalente di un matrimonio sacramentale.
Gli alleati del Papa ci assicurano che approvando le unioni civili e incoraggiando le benedizioni per le coppie dello stesso sesso, il Pontefice non sta cambiando la dottrina cattolica. La lettera della legge rimane intatta. Ma le dichiarazioni pubbliche del Papa sono in conflitto con lo spirito della legge, con la logica dell’insegnamento cattolico, con la tradizione della Chiesa, con il senso dei fedeli.
Come possono allora gli alleati del Papa giustificare questi allontanamenti dall’insegnamento perenne? Semplicemente: ricordandoci che Francesco è il Papa, a cui dobbiamo obbedienza. Così ci viene chiesto di accettare una novità, non perché sia chiaramente basata sulla Scrittura o sulla sacra Tradizione, non perché sia un’estensione logica di insegnamenti precedenti, non perché sia universalmente accettata, ma semplicemente perché l’uomo che propone il nuovo insegnamento ricopre un’alta carica ecclesiastica. Questo è clericalismo su larga scala, impiegato per difendere un “dottore della legge”.

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