Il vescovo Claudio Cipolla ha inviato tutti i preti della Diocesi una lettera «riservata e personale», come riportato a pagina 8 del Corriere del Veneto. «L’assenza dalle congreghe, dai ritiri spirituali, dagli incontri di classe, – si legge nella comunicazione – porta all’isolamento e all’indebolimento». Monsignor Cipolla ammonisce: «Ognuno è responsabile del fratello presbitero e diacono. Ognuno è chiamato a “leggere” le assenze e i vuoti come segnali di disagio e di malessere e lo invito a “bussare” andando verso la casa di un confratello. Prima di una relazione verticale tra vescovo e presbitero – continua Cipolla – mi sembra che dobbiamo dare spazio allacorresponsabilità orizzontale e fraterna. Penso che sia un grande peccato quello di mantenersi separati dal presbitero e dal vescovo: cogliamo questa occasione per riaccendere relazioni tra di noi».
Il vescovo avverte: «Chi è ammalato di “isolazionismo” potrebbe innervosirsi ancora di più alle mie parole, ma mi permetto comunque di chiedere questo e con molta umiltà. Di fatto – prosegue – il nostro ministero ci rende persone pubbliche, “rappresentanti” delle comunità dei credenti di fronte al mondo». Toni forti, che continuano nel secondo passaggio della missiva: «Mi permetto di considerare il caso in cui un presbitero arrivasse ad intrattenere relazioni affettive stabili o abitudini morali non consone al suo stato clericale: lo invito calorosamente a mettere in atto quanto ritiene opportuno per uscire da una situazione non rispettosa di sé, delle persone coinvolte, degli altri preti e della Chiesa». «Non meno importante – conclude – è il caso di chi avesse intrapreso iniziative di carattere economico e partecipasse ad attività di impresa senza l’autorizzazione canonica: è necessario parlarne subito con il vescovo».
vvox.it