La Guardia di Finanza ha effettuato questa mattina a Milano circa venti perquisizioni, nell’ambito dell’inchiesta della Procura per bancarotta dell’ospedale San Raffaele, gravato da un buco di 1 miliardo e mezzo di euro. Ieri sera è finito in manette Piero Daccò, l’intermediario per consulenze e rapporti d’affari dell’ospedale, per pericolo di fuga. Il faccendiere, residente a Londra, avrebbe sottratto dalle casse della Fondazione San Raffaele tre milioni e mezzo di euro ed è ritenuto dagli investigatori una sorta di uomo-ombra della sanità milanese.
Il Corriere della Sera spiega il meccanismo alla base dei movimenti di denaro che hanno causato il buco nel bilancio: secondo quanto emerge dalle indagini, sarebbero state emesse false fatturazioni, con cui la Fondazione ha strapagato alcuni fornitori che poi restituvano parte dei soldi in contanti e ovviamente in nero. Le somme di denaro sarebbero poi state consegnate a Daccò dall’ex braccio destro di don Verzè Mario Cal, il vicepresidente della Fondazione che si è suicidato lo scorso luglio quando è scoppiato il caso giudiziario.
Tra i cinque indagati anche il Presidente della Fondazione e dell’isituto San Raffaele, il prete manager Don Luigi Verzè, per l’ipotesi di concorso in bancarotta.
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