Oscar 2016, “Il Papa guardi Spotlight”. Parla il direttore che scoprì i pedofili

Roma, 2 marzo 2016 – “Il Papa farebbe bene a guardarsi ‘Il caso Spotlight’“. Marty Baron, attuale direttore del Washington Post, nel 2002 era alla guida del Boston Globe, quando gli articoli pubblicati sul suo giornale rivelarono lo scandalo della pedofilia all’interno della Chiesa cattolica americana.

I produttori della pellicola che ha vinto l’Oscar come miglior film hanno lanciato dal palco un appello al Pontefice: “È ora che i bambini vengano protetti”. Crede che questo grido verrà ascoltato?
“Sicuramente il Vaticano è stato raggiunto dal messaggio. Gli abusi sessuali commessi dai preti sono in cima alla lista dei problemi che la Santa Sede vuole affrontare. Le vittime delle molestie sono preoccupate: nonostante riconoscano che la Chiesa abbia fatto molto per riformarsi, sanno anche che molto deve essere ancora fatto».

Dopo le scoperte della squadra Spotlight, il Vaticano è cambiato realmente?
“Gli articoli del Boston Globe hanno scatenato una tempesta. Tra i cattolici c’era un senso di profonda preoccupazione e rabbia: si sentivano traditi. La Santa Sede ha messo in campo una serie di riforme. Oggi resta da capire se siano sufficienti e se siano state applicate nella loro interezza in tutto il mondo. Solo quest’anno, a quattordici anni dalla nostra inchiesta, è stato istituito un tribunale per giudicare gli abusi commessi dai preti e i tentativi di copertura”.

Francesco finora ha fatto abbastanza?
“Lo deciderà l’opinione pubblica mondiale. Quando qualche mese fa il Papa è venuto negli Stati Uniti, gli è stato chiesto di giudicare gli sforzi della Chiesa americana nell’affrontare lo scandalo delle violenze. Il Pontefice, nel suo incontro a Washington con i vescovi, li lodò per il coraggio mostrato. Il commento scatenò una bufera: le persone che si erano occupate di questi casi per anni non avevano mai visto molto coraggio. Avevano incontrato solo resistenza, ostruzionismo e una raffica di smentite”.

Come si spiega i ripetuti tentativi di nascondere le violenze da parte dei vertici della Chiesa?
“Volevano difendere la reputazione del Vaticano ed evitare lo scandalo. E così i bambini di cui avrebbero dovuto prendersi cura sono stati lasciati senza protezione”.

La Chiesa, dopo l’uscita degli articoli, ha cercato di intimidirvi?
“No, hanno dovuto affrontare la reazione dei fedeli di Boston. All’inizio pensavamo che i cattolici ci avrebbero attaccato per aver pubblicato l’inchiesta, ma non fu così. I lettori scoprirono che i cardinali e i loro sottoposti sapevano tutto e permisero ai preti che commettevano abusi di restare in servizio: li spostavano di parrocchia in parrocchia senza avvertire nessuno, permettendo loro di continuare nelle violenze”.

Pensa che il Vaticano con Bernard Law, il cardinale di Boston accusato di aver coperto gli abusi, sia stato troppo morbido?
“Non è il mio lavoro stabilire la giusta punizione, ma posso sicuramente dire che non c’e stata. Law si è dimesso, ma poi direi che se l’è cavata benone all’interno della Chiesa”.

Il Papa, come simbolo del suo impegno nella lotta alla pedofila all’interno del Vaticano, dovrebbe incontrare la squadra Spotlight?
“No, ma sarebbe grandioso se guardasse il film. Molti cardinali americani l’hanno già visto. Sarebbe d’aiuto se lo facesse anche lui”.

di LUCA BOLOGNINI

quotidiano.net

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