Napolitano riporta al centro della scena immigrazione e cittadinanza

Nei giorni convulsi della formazione del governo Monti, quando l'opinione pubblica dibatte attorno all'economia, il Presidente della Repubblica riporta al centro della scena i temi dell'immigrazione e della cittadinanza. Decisamente non sono dell'agenda della politica e, apparentemente, del presidente del Consiglio in pectore. Eppure sono cruciali, anche in relazione alla crescita economica e sociale del Paese.

Ha detto Giorgio Napolitano che gli immigrati, i loro figli che diventano cittadini italiani "fanno parte dell'Italia e rappresentano una grande fonte di speranza, contribuiscono a darci l'energia vitale di cui abbiamo bisogno. Non comprenderlo significa non saper guardare alla realtà. Senza questi ragazzi il nostro Paese sarebbe più vecchio e avrebbe meno possibilità". L'occasione è stata un incontro al Quirinale con i ragazzi che hanno scelto la cittadinanza italiana nel 150/o dell'Unità nazionale. Gli immigrati e i loro figli, dice Napolitano, aiutano l'Italia a "portare il fardello del debito pubblico, che senza di loro sarebbe ancora più difficile sostenere". Il Presidente della Repubblica ha ricordato che senza di loro l'Italia oltre ad essere più vecchia "avrebbe meno potenzialità di sviluppo".

I figli di immigrati nati in Italia sono oltre mezzo milione, quelli che studiano nelle nostre scuole sono 700 mila, ma ancora pochi ottengono la cittadinanza. Questo è il tema, più volte (in passato, si ricorderà il tentativo di convergenza tra il Pd e i finiani) dibattuto ma mai veramente affrontato: l'Italia è un Paese arretrato dal punto di vista dell'accoglienza, gli immigrati e gli aspiranti neocittadini sono ormai una parte consistente dell'economia e della società, eppure le leggi non sono al passo. Le procedure per ottenere la cittadinanza sono farraginose, un percorso a ostacoli. E senza cittadinanza non ci sono i diritti politici. Gli immigrati non hanno uno sbocco nella rappresentanza.

Giorgio Napolitano, nello specifico, ha chiesto più comprensione per "I bambini nati in Italia che fino ai 18 anni si trovano privi della cittadinanza di un paese al quale ritengono di appartenere, e se ne dispiacciono, se ne meravigliano, perchè si sentono italiani come i loro coetanei. Lo stesso sentimento – aggiunge il capo dello Stato – provano coloro che sono arrivati in Italia da piccoli: ritengono di avere diritto ad un trattamento che riconosca il loro percorso di vita ed educativo". C'è ormai, fa osservare, un'ampia disponibilità dell'opinione pubblica a fare questo passo. "Questa dei bambini e dei ragazzi è la principale questione che rimane aperta all'interno dei vari progetti di riforma della legge sulla cittadinanza", ha sottolineato Napolitano. Negli ultimi venti anni, ha detto, il numero di stranieri residenti in Italia è aumentato di dodici volte, ma gli immigrati che hanno ottenuto la cittadinanza sono rimasti "relativamente pochi", anche se negli ultimi dieci anni il ritmo è aumentato. Per fortuna ormai nella comunità nazionale "i figli degli immigrati non contano solo per il numero, ma anche per le capacità che esprimono". Erano già pochi e sono sempre meno coloro che considerano negativa la presenza dei figli degli immigrati a scuola con i loro figli. Quasi tutti, ha concluso Napolitano, hanno compreso che in realtà "si tratta di una sfida e di una fonte di stimoli fruttuosi".

C'è anche l'altro lato, dice Napolitano: "Se noi desideriamo che i nipoti e i pronipoti dei nostri immigrati all'estero mantengano un legame con l'Italia, non possiamo chiedere a chi è immigrato in Otalia di ignorare le proprie origini. Importante è che vogliano vivere qui e si impegnino a rispettare la lingua, i valori nazionali, i doveri civici del nostro paese". Quindi, il Capo dello Stato ha detto che gli immigrati in italia, "pur mantenendo un legame con le loro origini, esprimono la volontà di essere italiani: non dobbiamo deludere questa fede sull'Italia". Napolitano ha poi lanciato un appello alla politica, di non dimenticare i giovani e "non escludere i nuovi cittadini italiani".
Andrea Scarchilli – paneacqua.eu

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