Mose: Galan, l’ex Governatore a ‘stipendio’ Consorzio Venezia Nuova

Uno ‘stipendio’ da circa un milione di euro all’anno dal Consorzio Venezia Nuova, all’epoca presieduto da Giovanni Mazzacurati, ma anche tanti favori, come il restauro di parte della villa sui colli Euganei e quello completo della ‘barchessa’. Queste le accuse che hanno fatto entrare l’ex governatore veneto Giancarlo Galan, parlamentare di Forza Italia, nell’inchiesta Mose condotta da un pool di magistrati della Procura di Venezia.

Galan, che all’epoca delle vicende al centro dell’inchiesta, era presidente del Veneto, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto denaro dal Cvn per favorire i lavori del Mose, accelerando gli atti amministrativi di competenza della Regione assieme al suo ‘braccio destro’ Renato Chisso, assessore alle Infrastrutture, ora in carcere. Ma ci sarebbero anche gli aiuti alle imprese che erano nel Consorzio, a cominciare dalla Mantovani dell’ex Ad Piergiorgio Baita, presente in tutte le grandi opere del Veneto, dal Passante di Mestre all’ospedale all’Angelo passando per la Pedemontana Veneta fino alla progettazione del nuovo polo ospedaliero, ora saltato, di Padova.

A ‘incastrare’ Galan secondo le indagini condotte dai Pm Stefano Ancillotto, Paola Tonini e Stefano Buccini, sono le testimonianze di Mazzacurati, di Baita e dell’ex segretaria di Galan, Claudia Minutillo, che una volta licenziata dal Governatore – ‘era brava ma la odiavano tutti’ dira’ appena indagato – e’ diventata imprenditrice legata al Cvn. I Pm, rispetto ad altri indagati, non hanno nei confronti di Galan intercettazioni ambientali ne’ tracce del presunto denaro ‘incassato’, ma all’esame della Guardia di finanza non e’ sfuggito che l’esponente di Fi, di fatto, viva ben al di sopra dei propri mezzi (un milione di euro di ‘rosso’ all’anno). Oltre alla villa a Cinto Euganeo, per le Fiamme Gialle, avrebbe poi proprieta’ in Croazia, case e barche, ma anche partecipazioni in una costellazione di societa’ con la sua ‘Margherita’ controllata al 100% da lui e la moglie. Poi ci sono le intercettazioni del suo commercialista, Paolo Venuti (in carcere), che secondo l’accusa sarebbe stato il prestanome del parlamentare forzista. Galan ha sempre negato tutto. Dopo essere stato in silenzio per alcune settimane, appena finito di leggere le 734 pagine dell’ordinanza del Gip, ha cominciato a parlare sostenendo di essere stato ‘incastrato’ perche’ ‘altri dovevano nascondere soldi’. Poi ha presentato una serie di memorie in Parlamento.

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