L'ultimo show

Sono cominciate questa mattina e si sono concluse stasera – prima col presidente del Senato e poi con quello della Camera – le consultazioni del Capo dello Stato per la formazione del nuovo governo all' indomani delle dimissioni del premier Silvio Berlusconi. L'ultima ad essere ricevuta è stata la delegazione del Pdl, nel pomeriggio. Nella corsa contro il tempo per rassicurare i mercati alla loro apertura domattina, l'incarico a Mario Monti a formare un esecutivo tecnico arriva già in serata, alle 19. Ma per vedere la nascita del nuovo governo occorrerà attendere fino a lunedì sera perché Monti dovrà incontrare tutti i partiti per definire il programma. Poi tra martedì e mercoledì ci sarà il voto di fiducia prima al Senato e infine alla Camera.

La notizia delle dimissioni dell'ex presidente del Consiglio intanto campeggia sulle prime pagine dei giornali internazionali. Titola il quotidiano francese 'Le Monde': 'Berlusconi lascia l'Italia come l'ha trovata'. Lo spagnolo 'El Pais', sulla sua pagina web, da' all'avvenimento il titolo principale: 'L'uscita di scena di Berlusconi apre una nuova era in Italia'. Per la Cnn "In Italia e finita un'era".

Alla fine anche il Pdl ha detto sì a Monti, però con qualche "se" e un po' di "ma". Il segretario Angelino Alfano ha chiarito che il via libera all'incarico da parte del presidente della Repubblica all'ex commissario Ue è una cosa, altra è l'appoggio del Popolo della libertà all'esecutivo tecnico guidato dal professore di economia politica. Il Popolo della libertà, insomma, darà l'ok a un nuovo esecutivo solo dopo aver valutato il programma e la squadra di governo, che deve "escludere chi ha fatto del proprio impegno pura militanza antigovernativa" e vedere protagonisti "tecnici di equilibrio e di spessore istituzionale". Dopo l'incarico, spiega Alfano, "ci vedremo con Monti e vediamo che tipo di governo vuole fare e su quale programma, poi se ci va bene diremo di sì o se non ci va bene diremo no". 
I mal di pancia dentro al Pdl per un governo tecnico sono andati via via aumentando negli ultimi giorni e si sono estesi ben oltre l'area degli ex An, da sempre favorevoli ad andare subito al voto. Il compromesso all'interno del partito, dopo una girandola di estenuanti riunioni, alla fine è arrivato nell'ultimo Ufficio di presidenza del Pdl su un esecutivo che si limiti a mettere in atto gli impegni presi da Berlusconi nella lettera all'Ue e quindi registri la sua durata proprio sull'attuazione di quegli impegni. "Al nostro interno ci sono grandissime opposizioni all'idea di aderire, sebbene dall'esterno, ad un governo tecnico – ha detto Alfano -, ci sono larghe opposizioni e devo dire giustificatissime perché se avessimo dovuto fare l'Ufficio di presidenza oggi probabilmente l'esito della votazione sarebbe stato diverso".

Nel Pdl, infatti, hanno suscitato una forte irritazione le scene di giubilo e gli insulti che hanno accompagnato le ultime fasi delle dimissioni di Berlusconi: "Assistere a scene di tripudio della sinistra come se avesse vinto le elezioni, mentre accetta un governo tecnico, non fa piacere", ha sottolineato Alfano chiarendo che non si sta celebrando "il funerale" del Pdl e che anzi il partito rilancerà la sua azione per "organizzare la più grande area moderata del Paese", anche attraverso "una grande manifestazione nazionale per ribadire la nostra forza e il nostro orgoglio". Prime avvisaglie un centinaio di sostenitori del premier che nel tardo pomeriggio si sono riuniti davanti al Quirinale e poi a palazzo Grazioli. 
Quanto al governo Monti e alla sua composizione, infine, Alfano ha svelato che in realtà sarebbe stato il premier in pectore a chiedere l'ingresso di esponenti politici nella squadra di governo e il "no" sarebbe arrivato dal Pdl. Alfano, che ha partecipato al pranzo di ieri a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi e Mario Monti, ha sottolineato che ieri l'ex commissario Ue ha detto di "non avere preclusioni" verso l'ingresso di politici nell'esecutivo, "spiegando di non condividere l'idea che arriva il tecnico Arcangelo liberatore che scaccia i diavoli politici". E invece, ha sostenuto Alfano, "siamo stati noi che abbiamo espresso perplessità significative sui politici in squadra perché se questo governo avesse una connotazione politica i nostri ministri avrebbero avuto forti difficoltà a sedersi in Cdm con chi quotidianamente ci insulta". Quel che resta comunque, secondo il segretario Pdl, è il grande limite di un esecutivo a guida Monti: "Che non è un governo votato dalla gente".

Il discorso di Berlusconi. Silvio Berlusconi ha rassegnato le dimissioni per "senso di responsabilità", per evitare "attacchi" da parte della "speculazione finanziaria", ma il centrodestra ha ancora la "maggioranza assoluta" in Parlamento. E' uno dei passaggi clou del videomessaggio registrato nel tardo pomeriggio a Palazzo Chigi dal premier dimissionario, Silvio Berlusconi, e trasmesso da Sky e da Rainews 24 proprio mentre il senatore a vita Mario Monti era a colloquio con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Quirinale. 
"Ho rassegnato le dimissioni da presidente del Consiglio per responsabilità, per senso dello Stato, per evitare all'Italia un nuovo attacco dalla speculazione finanziaria". Ma tutto questo, ha sottolineato, "senza mai essere stato sfiduciato dal Parlamento, anzi avendo ottenuto la fiducia più volte da Camera e Senato, dove abbiamo ancora la maggioranza assoluta"."E' stato triste – aggiunge il premier dimissionario – che un gesto responsabile e generoso come le dimissioni sia stato accolto con fischi e insulti".

La forma del videomessaggio non lascia indifferenti, soprattutto nel centrosinistra. "Ci risiamo con una idea di uso e di abuso della tv, grave e inammissibile tanto più in una fase così importante e delicata per il nostro paese. Si ripropone la questione di una televisione pubblica che in questi anni è stata occupata e usata come un'arma contundente", afferma Vinicio Peluffo del Pd. E aggiunge: "La nuova fase che si sta aprendo dovrà affrontare anche questo problema per assicurare una informazione corretta e pluralista come meritano gli italiani e come è dovere del servizio pubblico".
"Se fosse vera l'ipotesi di un videomessaggio di Berlusconi mandato ai Tg di questa sera, saremmo di fronte a una gravissima e illecita iniziativa dell'ex premier. Attraverso quale modalità prevista dalle nostre normative in materia i telegiornali trasmetterebbero un messaggio non certo istituzionale? Naturalmente, in quel caso pioverebbero esposti alle autorità competenti", sottolineano il senatore del Pd Vincenzo Vita e il portavoce dell`Italia dei Valori, Leoluca Orlando.

La Lega salpa verso l'opposizione. La Lega ha mollato gli ormeggi della maggioranza e veleggia sicura verso i lidi dell'opposizione. "A vele spiegate", stando almeno alle parole di Roberto Maroni, che oggi ha definito i banchi dell'opposizione come "un balsamo" capace di rafforzare e rinsaldare il partito. Anche se, precisano i capigruppo Federico Bricolo e Marco Reguzzoni al Quirinale, sarà un'opposizione "seria e responsabile".
Il ministro dell'Interno uscente indica sicuro la strada da percorrere, "scettico" sul futuro di un governo targato Monti, al quale pronostica "un percorso molto difficoltoso. Non escludo – dice – che si arrivi presto a elezioni". Più morbido, a sorpresa, il Senatur, che sembra aprire qualche spiraglio all'esecutivo tecnico che si profila all'orizzonte.
Pur riconoscendo che "sarà un'ammucchiata" che ha davanti una strada tutta in salita, Bossi, dopo aver visto il Capo dello Stato, afferma sibillino: "Per adesso abbiamo detto no, poi vedremo il programma…". Resta però l'incertezza sulle sorti dell'alleanza con il Pdl. "Per ora il governo Berlusconi ha chiuso", ha detto il Senatur. "In futuro – ha però aggiunto – può capitare di tutto". 
Per Maroni nel 'libro' di un sodalizio lungo 17 anni si apre oggi una "pagina bianca": "bisogna cominciare a scrivere il contenuto di un nuovo accordo", riconosce pur dicendosi 'ottimista'.
Qualcosa però si è rotto, in questi giorni, e le crepe si vedono tutte, con il Senatur amareggiato dalle scelte del Cavaliere, dalla 'resa' repentina di Berlusconi a un governo tecnico. "A Roma il Pdl è in maggioranza e la Lega all'opposizione – ha infatti puntualizzato Maroni – Non possiamo fare finta che questo non sia avvenuto".
"Nelle amministrazioni locali manteniamo i patti – assicura Maroni – qualunque cosa accade a Roma. Ma quello che succede, però, non sarà ininfluente. La base della Lega è stanca, vuole il cambiamento, vuole tornare alla Lega combattiva" di un tempo. 
E adesso, assicurano i 'lumbard', si attendono i prossimi passi dell'ex alleato: "noi – rimarcano – abbiamo tenuto fede all'alleanza, spesso inimicandoci anche la base pur di non tradire. Ora la palla passa al Pdl: sta a loro recuperare il rapporto con la Lega".

paneacqua.eu

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