Cosa spinga il Pd, i dimaiani, i centristi di Calenda e i ‘rossoverdi’ a cercare un’intesa elettorale che vada oltre le divergenze programmatiche e le scarse simpatie interpersonali è spiegato dai meccanismi della legge elettorale, il Rosatellum, che in sostanza obbligano a stipulare alleanze se non politiche, quantomeno ‘tattiche’. I 221 seggi che vengono assegnati nei collegi uninominali premiano il candidato che arriva primo, fosse anche con un voto in più. Per essere competitivi, è necessario costruire cartelli di liste intorno a un nome condiviso. Considerando che il centrodestra si presenta alle urne compatto, con una coalizione che va da Fdi sino alle formazioni centriste, il campo del centrosinistra, già privato del M5s, rischierebbe un pesante ‘cappotto’ e di consegnare a Meloni, Salvini e Berlusconi una maggioranza ben superiore al 50 per cento più uno dei deputati e dei senatori.
Lo stesso Rosatellum offre anche una via d’uscita a chi si unisce negli uninominali pur avendo piattaforme diverse: non è infatti necessario indicare un programma di coalizione.