Lele Mora resta in carcere, il Gip: ha soldi esteri, può fuggire

Milano, 9 ago. (TMNews) – Lele Mora ha contatti e disponibilità finanziarie all'estero, compreso un ristorante in Svizzera con investimenti in partner "a nero"; può contare su aiuti di soggetti e imprenditori a lui amici come dichiarato dallo stesso indagato negli interrogatori; può scappare. E' questa in sintesi la motivazione con cui il gip di Milano Fabio Antezza ha deciso che l'agente dei vip deve restare in carcere dove era entrato il 20 giugno scorso con l'accusa di bancarotta fraudolenta aggravata in relazione al fallimento della Lm Management, rigettando l'istanza di arresti domiciliari proposta dai difensori Nicola Avanzi e Luca Giuliante, nell'ambito dell'inchiesta dove è indagato di concorso nello stesso reato il direttore del Tg4 Emilio Fede. I legali hanno depositato appello contro la decisione del Gip e il ricorso dovrebbe essere discusso davanti al Tribunale del Riesame entro la fine del mese. Secondo gli avvocati difensori Mora ha fornito una serie di spiegazioni "che possono essere verificate anche con l'indagato agli arresti domiciliari". "Dopo la dichiarazione di fallimento Mora ha richiesto e ottenuto non da banche o finanziarie milioni di euro che lui ha qualificato come prestito senza interessi al fine di risanare la situazione di Lm Management – scrive il giudice – neanche un centesimo dei soldi invece è stato destinato alla società o alla curatela avendo l'indagato anche acquistato per sé una vettura del valore di oltre 100 mila euro nonostante la sua disponibilità di un'altra auto oltre che investito altra parte dei soldi in un ristorante in Svizzera, investimenti comunque in gran parte non documentati, come chiarito dallo stesso indagato". Il Gip ha ribadito le esigenze di tutela delle prove, ricordando la necessità di accertamenti anche all'estero. Il riferimento è alla deposizione avvenuta poi ieri per rogatoria di un funzionario della Banca della Svizzera italiana. Secondo il giudice Antezza da parte di Mora ci sarebbe "una persistente capacità di interloquire con funzionari di banche anche svizzere circa aperture di conti e movimentazioni di denaro". La gravità del "quadro probatorio" stando al Gip non si sarebbe attenuata e la misura degli arresti domiciliari non sarebbe adeguata a tutelare l'indagine. "L'indagato potrebbe approfittare dei sostanziali margini di libertà per proseguire anche trasgredendo le prescrizioni fondamentali nella sua condotta delinquenziale". La difesa nel presentare ricorso al Riesame osserva che rispetto al pericolo di fuga la notorietà dell'indagato "costituisce di per sé un elemento deterrente".

 

















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