Papa anticipa il pronunciamento sulle apparizioni in Bosnia «Ai cristiani non servono i veggenti». Business vale 11 miliardi

Solo pochi giorni fa Papa Francesco aveva annunciato imminenti decisioni sulle apparizioni mariane di Medjugorje, paesino della Bosnia Erzegovina che dal 1981, anno in cui a sei giovani è apparsa la Madonna, accoglie centinaia di migliaia di pellegrini da tutto il mondo che inevitabilmente creano un business miliardario. E ieri, durante l’omelia a Santa Marta, il Pontefice, senza citare Medjugorje, ha dato un’anticipazione del prossimo giudizio che sarà basato su un dossier della commissione guidata dal cardinale Camillo Ruini consegnata in Vaticano nel gennaio del 2014: «La croce – dice Papa Bergoglio – è uno scandalo» e c’è chi cerca Dio «con queste spiritualità cristiane un po’ eteree», gli “gnostici moderni”.

E poi, aggiunge Papa Francesco, ci sono «quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana» e hanno «dimenticato che sono stati scelti, unti» e che «hanno la garanzia dello Spirito e cercano. Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio?». Per esempio, no? E vivono di questo. Questa non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama “Gesù” e niente di più». Infine il Pontefice ha sottolineato che «l’identità cristiana richiede un lungo cammino, è concreta, non una religione soft».

Fin qui le parole del Santo Padre. Ma aspetto religioso a parte, quanto vale il pellegrinaggio nel piccolo villaggio erzegovinese? Qual è il valore economico che sviluppa Medjugorje da quando, dopo la caduta del regime sovietico, milioni di fedeli provenienti da ogni angolo del mondo raggiungono, con pacchetti viaggio ad hoc, quella meta ormai piena di alberghi, negozi di ogni genere, ristoranti e bancarelle che vendono braccialetti, cappellini e immaginette sacre? I viandanti che ormai ogni anno si recano a pregare sui quei monti bosniaci sono circa un milione. In continua crescita, dunque, a differenza di quanto avviene sulla rotta verso Lourdes o la Terrasanta, che ha fatto registrare, secondo l’Unitalsi, un calo del turismo religioso di circa il 10 per cento.

Merito di costi più abbordabili e di un effetto mediatico potente che promana dal paesino bosniaco. Secondo una tesi di dottorato elaborata alla facoltà di Scienze sociali dell’Università “Hercegovina” di Medjugorje, intitolata «Il fenomeno Medjugorje come brand mondiale e destinazione top del turismo della fede», dal 1981 al 2013, analizzando il numero dei pellegrini, gli Stati di provenienza, il loro potere d’acquisto e i soldi spesi per l’alloggio, l’ammontare totale delle spese turistiche prodotte a Medjugorje si aggira intorno ai 2,85 miliardi di euro. Una cifra che avrebbe convogliato nelle casse della chiesa cattolica 290 milioni di euro, donazioni escluse. Ma sempre secondo lo stesso studio, le spese di viaggio dei circa 23 milioni di fedeli approdati nel paesino dell’Erzegovina nei decenni presi in considerazione, ammontano a quasi 8,5 miliardi di euro, per un giro d’affari mondiale totale di circa 11 miliardi di euro. Ecco perché l’autore della tesi, Vencel Culjak, ha definito Medjugorje la «perla mondiale del turismo religioso».

Luca Rocca

iltempo.it

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