I religiosi sono l’obiettivo primario degli attacchi di narcotrafficanti e delinquenti comuni

Dall’inizio del 2016 sono già circa quindici i sacerdoti che, inMessico, sono rimasti vittime di attentati compiuti da esponenti della criminalità organizzata e del narcotraffico. Lo riferisce in un inquietante rapporto il Centro Cattolico Multimedia (CCM), secondo cui il Paese “è oggi il primo luogo del centro e sud America per odio e crimini contro preti e laici”, in particolare quelli impegnati nella lotta alla droga e nella difesa dei diritti dei migranti.

Come padre José Alfredo Lopez Guillem, scomparso il 19 settembre a Janamuato e trovato morto appena pochi giorni dopo il rinvenimento dei corpi di altri due sacerdoti, Alejo Naborì e Josè Alfredo Jimenez, sequestrati e uccisi a Poza Rica, nello Stato di Veracruz. Loro sono soltanto – purtroppo – gli ultimi di una lunga serie di religiosi in prima linea in un Paese in cui droga, criminalità e corruzione sembrano ormai dilagare, anche a discapito delle autorità che non riescono a contrastarli.

Tentano di farlo i prelati, che – rileva Daniele Bellocchio – puntano ad intervenire e affrontare in modo diretto i problemi dello Stato. Nel report del CCM c’è scritto in proposito che i “gruppi che minacciano la vita di sacerdoti e religiosi lo fanno perché cercano di limitare le attività di lavoro pastorale della Chiesa in Messico, che oggi ha come campo operativo sia quello sanitario ed educativo, sia l’assistenza dei migranti che attraversano il Paese, ai quali viene dato aiuto e rifugio”, senza contare le “battaglie fatte per i loro diritti umani”.

E se è vero che il Messico, dopo il Brasile, è il Pese con il più alto numero di cattolici al mondo, lo è altrettanto il fatto che loro – sacerdoti in primis – si trovano a dover affrontare un’escalation di violenza in continuo aumento. I dati, secondo la stima dell’ong Christian Solidarity, parlano chiaro: negli ultimi 10 anni sono statiuccisi trentuno religiosi cattolici.

Il contesto descritto vede dunque in generale un dilagare della violenza e della criminalità, con particolare riferimento al narcotraffico (ci si era illusi che l’arresto di El Chapo potesse porvi in qualche modo freno, ma l’ascesa del cartello Jalisco Nueva Generacion ha frenato l’ottimismo iniziale), che le autorità politiche non sembrano in grado di contrastare efficacemente. Ci provano, come detto, suore, sacerdoti e missionari, che diventano in tal modo, per la malavita, “ostacoli da rimuovere”.

Di fronte a tutto questo, il nuovo nunzio apostolico in Messico ha preso duramente posizione: “i sacerdoti sono sempre più vulnerabili agli attacchi – ha detto Franco Coppola – come dimostra la crescente ondata di aggressioni, omicidi e sparizioni, avvenuti sotto lo sguardo indifferente delle autorità. Episodi accaduti soprattutto nelle zone ad alto rischio, in cui prolifera l’insicurezza e operano i gruppi del crimine organizzato. Noi continuiamo nel nostro lavoro, lanciando un appello energico al governo messicano affinché fornisca le necessarie garanzie per poter svolgere l’esercizio sacerdotale anche dove si sono verificate violenze”.

ilgiornaleditalia.org

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