I fratelli Delfini lasciano tutto alla Chiesa

Tutto alla chiesa cattolica. È questo l’estremo gesto di beneficenza che Giulio Delfini ha voluto consegnare con il suicidio attuato con un colpo di pistola al cuore, alla vista del fratello Paolo a terra privo di vita vicino al suo letto. Un gesto disperato ma che contiene una precisa doppia indicazione. Il suicidio, pratica invisa a un cattolico fervente qual’era Giulio, ma probabilmente per lui disperatamente “obbligata” di fronte al vuoto del fratello con il quale viveva in simbiosi nel palazzo di famiglia in Rua Muro 21, in centro. E il lascito alla Diocesi di Modena o forse direttamente a una delle due parrocchie che frequentava assiduamente, Sant’Agostino e il Duomo. Il foglio per scrivere due laceranti decisioni in contrasto tra loro è quello trovato vicino alla poltrona della sua camera dove era seduto morto. E questo foglietto è ora sotto sequestro, nelle mani del pm Marco Niccolini che lo sta analizzando. Il foglietto è descritto dalla Procura come un manoscritto assimilabile a un testamento olografo. Certo, è ancora un’ipotesi: deve risultare autentico, deve rientrare almeno nei tre requisiti di base previsti dalla legge – deve essere manoscritto, datato e firmato dalla stessa mano, quella del testatore – e non deve entrare in contrasto con altri eventuali testamenti.

Se venisse riconosciuto come valido, questo foglio-testamento metterebbe fuori gioco gli eredi dei due fratelli: cugini, tutti figli dei fratelli del padre di Giulio e Paolo.

Tra questi il dottor Antonio Zanfrognini di Modena che sta organizzando il funerale dei due medici: «Non è vero che esistono molti cugini lontani – spiega – è invece vero che esiste un numero ristretto di cugini di primo grado che chiaramente non possono essere definiti “lontani parenti”».

I cugini potrebbero vantare diritti simili sull’asse ereditario (tutto da ricostruire, ma sicuramente ingente), e potrebbero anche impugnare il manoscritto-testamento. Ma nel caso in cui prevalesse il foglietto, resta appunto da capire a quale ente cattolico andrebbe l’eredità. Secondo indiscrezioni, il foglio si riferirebbe alla Diocesi di Modena, ma bisogna aspettare il dissequestro e vederlo per dire se le voci sono fondate o no.

Intanto all’Istituto di Medicina Legale di Modena è terminato l’esame esterno delle salme dei due fratelli. Non ci sarebbero anomalie rispetto alla ricostruzione iniziale: prima muore Paolo, stroncato da un malore, probabilmente un infarto; poi Giulio sconvolto si spara con la pistola legalmente detenuta nella loro casa. L’indagine del sostituto procuratore Marco Niccolini prosegue secondo un percorso per ora conoscitivo: non ci sono indagati. Se tutto procedesse in questa direzione, il caso non avrebbe ulteriori sviluppi.

La scoperta dei corpi dei due fratelli Delfini è avvenuta lunedì mattina dentro la loro casa. È una delle loro proprietà e forse non la più importante. Infatti i due fratelli, figli di uno dei fondatori, erano soci della Spa proprietaria di Villa Igea, la clinica privata convenzionata; Giulio era presidente e Paolo era membro del CdA. Avevano poi altri immobili, compresa una villa a Riccione, e un patrimonio mobiliare di denaro e titoli tuto da quantificare (e che probabilmente non conosce nessuno, dato il riserbo dei due fratelli).

Se il patrimonio andasse alla Diocesi di Modena, l’aspetto più interessante sarebbe il ruolo che il mondo cattolico potrebbe avere sulla futura gestione di Villa Igea.

Gazzetta di Modena

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