Guai per il giovane prete nelle “grazie” delle alte sfere vaticane

Il 34enne coriglianese don Michele Spataro, viceparroco della chiesa di San Paolo a Rossano, è formalmente indagato per ricettazione di reliquie sacre
Sul suo capo pende l’accusa di ricettazione, reato per il quale è già formalmente indagato.
Inusuale per un sacerdote trovarsi al centro d’un caso giudiziario che scaturisce da una storia davvero inimmaginabile.
Già, perché il volto del misterioso venditore di reliquie rubate che da qualche tempo riempie l’“offertorio” internauta di E-Bay, ha il nome d’un giovane sacerdote di Corigliano Calabro.
Don Michele Spataro, 34 anni, ordinato sacerdote appena cinque anni fa, viceparroco tuttora “in carica” della Chiesa di San Paolo nella vicina Rossano e da alcuni mesi domiciliato a Roma perché, tra l’altro, è stretto collaboratore d’un pezzo da novanta della Segreteria di Stato Vaticana, il capo dell’Ufficio Affari Generali monsignor Cesare Burgazzi, pure lui anni fa finito in cronaca giudiziaria per una singolare vicenda poi conclusasi con l’assoluzione.
E’ dunque don Spataro il “mister-x” che con un “nickname” offriva al mondo un pezzo del mantello di San Francesco di Paola, un frammento di Croce, un minuscolo pezzetto di spina che tradizione vuole abbia fatto parte della corona messa sul capo di Gesù Cristo quando fu crocifisso, e la spugna usata per asciugare il sangue del figlio di Dio morente e poi risorto.
Dalle risultanze investigative dei carabinieri in forza al Nucleo di tutela del patrimonio culturale di Cosenza, diretto dal capitano Carmine Gesualdo, il giovane prelato calabrese proprio per questa “via” avrebbe deciso d’arrotondare le sue personali entrate garantite soltanto dallo stipendio di pastore della Chiesa.
Gli specialisti dell’eccellente struttura investigativa dell’Arma da anni conducono una lotta serratissima contro la commercializzazione illecita d’opere d’arte ed oggetti sacri: sono stati loro a recuperare, nel recente passato, negli Stati Uniti d’America, in Svizzera e in Germania, reperti archeologici rubati nell’intera Italia meridionale.
E sempre loro hanno ritrovato in giro per l’Italia dipinti, pissidi, statue e arredi sacri sottratti al patrimonio della Chiesa calabrese.
Che un sacerdote potesse mettersi a vendere su Internet beni di particolare valore e interesse storico-religioso era però pure per loro davvero difficile soltanto da immaginare.
E proprio a loro è toccato di doverlo constatare, proprio tra le mura dell’abitazione romana di don Michele dove hanno ritrovato durante una perquisizione “mirata” le reliquie trafugate nel lontano 2007 dalla basilica di Veroli, in provincia di Frosinone.
Gli uomini della Benemerita hanno trovato, accanto alle reliquie, pure i “certificati d’autenticità” in pergamena sottratti all’epoca dai misteriosi ladri nel santuario laziale.
Il venditore internauta con l’abito talare ai carabinieri ha farfugliato delle “spiegazioni” per nulla convincenti.
Don Michele Spataro dovrà fornire una versione dei fatti credibile ai magistrati inquirenti.
Chi negli anni lo ha conosciuto da vicino sussurra di discussioni sempre molto “appassionate” – proprio in tema di sacre reliquie – da parte di don Michele…

Fonte: IlGarantista

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