Dalla piazza voglia di benservito a Berlusconi

Migliaia e migliaia di bandiere tricolori danno il benservito a Silvio Berlusconi. E "in nome del popolo italiano" da Piazza San Giovanni, riconquistata alla democrazia, una massa imponente di folla dice al cavaliere rinchiuso nelle sue stanze romane che se ne deve andare. Roma vive due vicende in parallelo. Da una parte una piazza storica che fin dalle prime ore del mattino si riempie di donne e uomini, di giovani e anziani, che in tutti questi anni hanno sofferto il " berlusconismo", lo hanno combattuto con i mezzi pacifici che la democrazia mette a disposizione di quanti vogliano partecipare, dire la loro, da protagonisti, su tutti i problemi che fanno parte della vita delle persone. Dall'altra alcuni palazzi romani nei quali si consuma una agonia lenta,devastante per il Paese, del capo del governo, che non intende ragione, non se ne vuole andare, cerca fino all'ultimo di riportare all'ovile, con mezzi ormai troppo noti, quanti lo stanno abbandonando. E' rimasto a Roma, del resto questi "comunisti" gli hanno tolto anche il piacere di "feste eleganti", proprio per contattare, uno per uno, i dissidenti, chi ha già annunciato che lascia il Pdl e chi sta per farlo.

Il cavaliere: pettegolezzi, non mi dimetto

"Girano nei palazzi romani chiacchiere e pettegolezzi- afferma con tono stizzito- su un argomento: le dimissioni di questo Governo. Mi spiace di deludere i nostalgici della Prima Repubblica quando i governi duravano in media 11 mesi, ma la responsabilità nei confronti degli elettori e del Paese impongono a noi e al nostro Governo di continuare nella battaglia di civiltà che stiamo conducendo in questo difficile momento di crisi". Alfano , il segretario del presidente, smentisce che in una riunione molto ristretta, quasi un faccia a faccia da ultima ora,lui, il cavaliere, Verdini, l'addetto al commercio di parlamentari e Gianni Letta, si sia parlato di dimissioni ma confessa che si pone il problema di una riflessione da fare nei prossimi giorni sulla condotta politica da scegliere per favorire il più vasto concorso possibile di forze politiche e sociali, allo scopo di dare una risposta positiva alle gravi questioni che stanno sul tappeto in Europa e in Italia. Il resto – conclude il segretario del Pdl – è solo pettegolezzo". Ma a conferma proprio uno molto autorevole come Formigoni indica la via che Berlusconi dovrebbe seguire: " Dimettersi, allargare la maggioranza e dare vita a un governo a tempo, un anno e mezzo, per rimettere a posto la situazione economica italiana, guidato da una personalità indicata dall'attuale maggioranza o personalmente dallo stesso Berlusconi.

Nuovo appello di Napolitano alla " coesione"

Arriva intanto un nuovo appello di Napolitano. Dice il Presidente della Repubblica: "L'Italia non può rialzarsi in un clima di guerra, quello che urge ora è "coesione". Per riconquistare la credibilità internazionale l'Italia deve "ritrovare la strada della coesione sociale e nazionale che oggi si impone categoricamente-ha proseguito- servono spirito di sacrificio, equità, comportamenti diversi." Ma da quanto dichiarano taluni incalliti berluschini da questo orecchio non ci sentono proprio. Non poteva mancare l'intervento di uno come Calderoli, il quale ignora totalmente che in caso di crisi non è lui che decide, ma il Presidente della Repubblica. Non solo, avanza anche minacce. Dice infatti: " Se il governo ha i numeri per andare avanti e fare le riforme bene, diversamente non resta che il voto.Governi tecnici, di coesione o come diavolo li si voglia chiamare, o peggio ancora maggioranze allargate-prosegue- sarebbero un colpo di Stato e i colpi di Stato si combattono con la rivoluzione.Sono nauseato delle campagne acquisti, con saldi di fine stagione, di omuncoli e donnine". Nella sua ignoranza non si rende conto che fa il ritratto di un personaggio molto noto, in fatto di acquisti e di donnine.

Bersani: nessun ribaltone, ma discontinuità

Allora, per una boccata di aria fresca e pulita bisogna ritornare a Piazza San Giovanni, all'intervento di Pierluigi Bersani, a lungo applaudito, una vera ovazione quando conclude. Parla al "popolo italiano", avanza proposte per affrontare la crisi con "equità". Parla a chi storce la bocca, anche nel sul partito, perché ogni giorno si chiede che Berlusconi vada a casa. "Lo sappiamo che quando se ne andrà non si porterà via i problemi. Ce li lascerà tutti, e per ogni giorno che passa ce ne lascerà uno di più. Però sappiamo anche che il giorno dopo si potrà finalmente cominciare a lavorare per uscirne, dai problemi! E quando verrà quel momento non racconteremo favole, perché di favole si può morire. Chi vorrà sentire delle favole dovrà rivolgersi altrove». Gli applausi si trasformano in un boato. Poi si leva qualche sassolino dalle scarpe. Parla a chi " denigra" il Pd e sembra rivolgersi non solo ai media: " Basta denigrarci- dice- basta, basta con la denigrazione del Pd, dell'unica forza che può davvero dare una mano al Paese. Ma la vedete questa piazza, o no? E lo dico senza superbia, senza arroganza". E la piazza gradisce. Bersani sgombra il campo da illazioni, alleanze a tavolino per il dopo Berlusconi. Nessun ribaltone, non stiamo a contare quanti parlamentari lasciano la maggioranza che di fatto, non c'è più.

"Noi non cerchiamo ribaltoni o soluzioni di piccolo cabotaggio parlamentare-afferma il segretario del Pd- se c'è discontinuità, se c'è cambiamento, se c'è una credibilità internazionale e interna da parte di un nuovo Governo, noi siamo pronti assieme a tutte le opposizioni a prenderci le nostre responsabilità, a dare un contributo di equità e di efficacia a misure che a questo punto debbono essere vere e proprie misure di salvezza nazionale. Ma tutto questo, se si determinasse-prosegue- sarebbe un passaggio di transizione, l'avvicinamento ad un ciclo più radicale e impegnativo di cambiamento che potrà avvenire solo con il concorso attivo e l'assunzione di responsabilità e condivisione dei cittadini elettori. Sia chiaro comunque che anche un eventuale governo di transizione non potrebbe che muoversi nel senso di un nuovo patto sociale, capace di tenere unito questo paese, dopo le drammatiche divisioni di questi anni.

Commenti positivi da Vendola, Di Pietro, Casini

Bersani non ha ancora finito di parlare che arrivano i primi commenti. " Una grande manifestazione democratica – ha detto Casini- di un grande partito come il partito democratico è sempre una cosa da rispettare e da guardare con attenzione. Oltretutto – ha proseguito il leader Udc – devo dire che i contenuti che il partito democratico in questo ultimo periodo ha portato all'attenzione del dibattito parlamentare sono di grande ragionevolezza". Nichi Vendola, impegnato a Bari con il Presidente Napolitano, a nome di Sel presente con una delegazione:"L'immensa folla di piazza San Giovanni esprime innanzitutto la grande forza popolare del partito democratico, ma è anche uno dei presidi fondamentali a difesa dei valori della nostra Costituzione. Per il centrosinistra tutto, per il nuovo Ulivo,- afferma- per quanti sognano un'Italia migliore oggi è davvero una bella giornata incoraggiante. E dimostra che l'alternativa al berlusconismo è possibile. Ora davvero tocca a noi".
Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: " Occorre difendere il diritto a votare e cambiare il governo. L''umiliazione del commissariamento è figlia di un Governo che non ha voluto affrontare le conseguenze della crisi e non ha alcuna credibilità".
Di Pietro,dalla piazza: "Partendo dall'impegno preso con Bersani e Vendola vogliamo far sapere agli italiani che siamo pronti ad assumerci la responsabilità ,ora che finalmente la casa del potere sta crollando bisogna dare al Paese un governo e un parlamento che restituisca fiducia agli italiani e perciò le elezioni anticipate sono la via maestra" .

Domani è un altro giorno. La parola passa al Parlamento, alla Camera e al Senato. Ma quanto ha detto questa piazza si farà sentire, un impegno di lotta, una messaggio di speranza, di " fiducia e di verità", dice Bersani: l'Italia ce la farà.

di Alessandro Cardulli – paneacqua.eu

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