Costi di gestione in costante aumento, calo dei sacerdoti e fuga dei fedeli: così crescono le dismissioni degli edifici di culto… si offrono i sacerdoti sposati

La notizia da l’occasione ai sacerdoti sposati di rilanciare l’appello a Papa Francesco a riaccoglierli nel ministero attivo nei luoghi di culto che saranno dismessi… (ndr)

ANDREA TORNIELLI (VATICAN INSIDER)

Di fronte al fenomeno delle chiese dismesse, trasformate in alberghi e persino in night club, con tanto di lap dance e spogliarello sugli ex altari davanti ai quali, magari per secoli, un popolo di fedeli si era raccolto in preghiera, la reazione indignata delle autorità ecclesiastiche è comprensibile. Del resto, al di là dei casi limite, il numero degli edifici di culto venduti e usati per altri scopi è destinato ad aumentare. Le città dell’antica Europa, e in particolare quelle italiane, pullulano di chiese, chiesette, cappelle: mute testimoni di una civiltà cristiana nella quale la gente viveva anche nella povertà più estrema, in case sgangherate, ma riempiva d’oro e di affreschi la casa di Dio.

Il calo del numero dei praticanti, i costi di manutenzione e la mancanza di preti rendono sempre più arduo mantenere in vita questo patrimonio, rendendo talvolta necessaria la coabitazione, come avviene nel centro di Praga, la capitale europea più scristianizzata. Qui le chiese, in certe ore e in certi giorni, si trasformano in sale per concerti o per rappresentazioni con tanto di biglietto, e ritornano luoghi di preghiera e di celebrazione in altri momenti. Per non parlare del fenomeno, più diffuso anche in Italia, delle visite a pagamento a basiliche e cattedrali, veri capolavori di arte, che nel tempo sembrano destinate a trasformarsi in musei veri e propri.

Certo, una cosa sono i concerti o le pinacoteche, le sale per conferenze o ancora i centri per attività sociali e caritative; un’altra cosa sono i bar e i night club alla moda. E, guarda caso, a essere ambite per queste ultime destinazioni d’uso non sono – purtroppo! – le chiese simili ad enormi scatoloni partorite nell’ultimo cinquantennio dalle bizzarre visioni di qualche architetto, ma ovviamente quelle più antiche, collocate nei centri storici.

Le diocesi, prima di dismettere questi edifici, potrebbero essere più creative nel tentare di utilizzarli per il bene di tutti e per scopi che non risultino così estranei al loro passato. Ma i casi segnalati in queste pagine attestano una realtà della quale bisogna prendere atto. La società europea è sempre meno cristiana, e non ha più molto senso insistere enfaticamente sulle sue «radici cristiane», se sopra le radici non ci sono tronchi, rami e foglie verdi. Senza fedeli e una fede viva e vissuta le chiese sono destinate a trasformarsi. Se va bene, in musei. Altrimenti in locali alla moda.

cupola.vaticano

Una risposta a “Costi di gestione in costante aumento, calo dei sacerdoti e fuga dei fedeli: così crescono le dismissioni degli edifici di culto… si offrono i sacerdoti sposati”

  1. Condivido l’articolo di Tornielli.
    Mi occupo spesso di edilizia religiosa per lavoro e mi piange il cuore vedere edifici di culto fatiscenti e cadenti non solo per mancanza di soldi, ma per mancanza di clero che eserciti le funzioni nell’edificio sacro

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