Contro Papa Francesco Attacco al Papa. A partire dall’Enciclica ‘Laudato sì’, ma non solo…

Che provenga da quel dieci per cento di oppositori o da quel settanta per cento di attendisti che si sostiene allignino attorno a Papa Francesco, fatto sta che la fronda contro di lui prova nuovamente a scatenarsi. Primo squillo l’anticipazione della Bozza della ‘Laudato sì’, sulla cura della casa comune’, la sua Enciclica ambientalista (ma la definizione è riduttiva), diffusa da L’Espresso Lunedì 15 Giugno 2015, tre giorni prima della presentazione effettiva di Giovedì 18. Latore della polpetta (a almeno polpettina) avvelenata, paradossalmente utilizzando proprio la testata di un Gruppo editoriale che a Francesco è affettuosamente vicinissimo, è Sandro Magister, già vaticanista principale della testata ed ora titolare di un seguito, ed informato, Blog interno. Dal quale, con costanza degna di miglior causa, attacca continuamente la linea del Pontefice argentino.

Ma non è certo lui il vero pericolo, né i minoritari gruppi di cattolici tradizionalisti. Né il Cardinale statunitense Raymond Leo Burke, o gli altri porporati che, a diverso titolo, gli vengono affiancati, da Walter Brandmuller a Velasio De Paolis, da Carlo Caffarra ad Angelo Scola… Non sono l’Arcivescovo di New York, Timothy Dolan, né Francis George, ex Arcivescovo di Chicago. Tanto meno i giornalisti nostrani alla Antonio Socci, Giuliano Ferrara, Alessandro Gnocchi, Roberto de Mattei, Danilo Quinto, che pure non si risparmiano all’insegna di un antipapismo caciarone e quasi sedevacantista. In quanto tale facilmente marginalizzato. Se così fosse sarebbe da un certo punto di vista anche troppo facile. Sono ben più pericolosi i tiepidi e ignavi che puntano ad assestare qualche colpo, anonimo, qua e là. Aspettando tempi migliori. (Un panorama che abbiamo via via raccontato anche in La Pasqua di Francesco, 2 Aprile 2015, FranCHEsco, 12 Maggio 2015, Il miracolo di Papa Francesco: una vita senza tv, 26 Maggio 2015).

In Italia si osserva con attenzione la fronda antibergoliana. Quel ‘Contro Francesco‘ che in gran parte corre sottotraccia, con qualche impennata. Il seguito tra i fedeli pare veramente ridotto. Già nel nostro Paese. Ancor più scarso negli altri del Nord del mondo. Mentre di vero e proprio entusiamo si deve parlare da parte di popolo, religiosi, sacerdoti e Vescovi del Sud, inteso in senso lato. E dunque le stilettate a Francesco appaiono più che altro come cattiverie difensive, che mirano ad intralciarne il percorso, forse rallentandolo ma non fermandolo. E men che mai deviandolo. Così si comprende meglio ed appieno la sua decisione di dedicare il primo periodo dalla sua elezione soprattutto a mettere a posto il ‘fronte interno’. Anche limitando la presenza in giro per il mondo, che già in questo 2015 vede però cinque viaggi internazionali in dieci (o forse undici) Paesi. Dove era già preceduto dalla sua Esortazione Apostolica, ‘Evangelii gaudium‘, il proprio autentico testo programmatico che non a caso dona ad ogni leader che incontra o riceve. Cui si aggiungerà ora uno strumento quale l’Enciclica che Bergoglio vorrebbe fosse la propria ‘Populorum progressio‘, ricordando quella del predecessore Paolo VI. Uno strumento di riflessione e di azione.

C’è chi cerca di far passare la ricerca di soluzioni sociali ed economiche nuove come filosocialismo, di cui lo accusano gli ambienti che lo contrastano, in America ed altrove. Bergoglio vuole invece interloquire con i critici del sistema economico globale: a partire da un’Enciclica strumento di dialogo, e dialettica, su sfruttamento e ruolo dei grandi poteri economici. Che non a caso hanno cercato, anche pubblicamente di frenarlo. Gli oppositori vorrebbero indebolireun’enciclica che critica anche duramente le politiche ambientali di Paesi economicamente egemoni. E, sopra tutto, attaccare la figura del Pontefice nel quadro delle resistenze alla sua opera di rinnovamento della Chiesa. Un attacco preventivo per ora di non grande portata. Più che altro portato con assai sgradevole scortesia.

L’Enciclica sarà presentata ufficialmente dal Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; Ioannis Zizioulas, Metropolita di Pergamo, eminente teologo, in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico e della Chiesa Ortodossa; il Professor John Schellnhuber, Fondatore e Direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research; Carolyn Woo, Presidente del Catholic Relief Services, economista, già decana del Mendoza College of Business, University of Notre Dame degli Stati Uniti. Zizioulas merita un focus particolare. E’ legatissimo al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, che Bergoglio avrebbe voluto presente. Forse addirittura cofirmatario (anche se la cosa pare un po’ troppo anticipatrice. In ogni caso, come lo stesso Pontefice aveva anticipato, Bartolomeo è più volte citato nell’Enciclica, vista la sua attenzione, e spinta propulsiva, sui temi ambientali). Il teologo è anche Presidente della Commissione preparatoria interortodossa in vista del ‘Grande e Santo Sinodo‘ di tutta la Chiesa ortodossa, fissato per il Giugno 2016, a Costantinopoli. Il primo, in assoluto, dalla nascita dell’ortodossia autocefala. A dimostrazione di come con questa presenza Francesco riesca a giocare su più tavoli. Rafforzando di fatto una propria centralità, e forza, che paradossalmente proprio dall’interno del mondo cattolico viene vissuta con sofferenza.

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