Bocciato non fa rima con peccato

Bocciato=peccato. Un’equazione che non sta in piedi. E lo dico dopo aver ascoltato decine di giovani che in questi anni mi hanno tracciato un quadro lucido e spietato della loro fatica nell’affrontare la scuola.

Eppure un parroco veneto già abbondantemente citato dai giornali, ha esposto, sotto un volto di Cristo dall’espressione intensa, un cartello che indica la chiara corrispondenza tra l’essere bocciato e l’aver percorso una strada di peccato.

Aggiungendo un perentorio “Provvedi!”, riferendosi ovviamente alla confessione. Il tutto condito, in calce, dalla nota espressione “Avviso sacro” che esenta dalle tasse di affissione pubblica.

Molti (soprattutto genitori con figli definiti “problematici”) hanno condiviso la modalità di espressione del parroco veneto, affermando che si tratta di comunicazione efficace. Sono molto perplesso… anche i pugni sullo stomaco sono efficaci, ma non so se siano il modo migliore per risolvere i problemi e, comunque, mi permetto di scostarmi nettamente dal contenuto espresso.

Lo faccio dopo aver raccolto le confidenze di chi ha lottato a scuola per un anno intero, cercando di superare i limiti che la natura gli ha consegnato come fardello penalizzante, dopo aver ascoltato storie di giovani costretti, implicitamente o esplicitamente a scegliere un percorso formativo non adatto a loro, solo per compiacere le attese degli adulti.

Quel parroco, per giustificare la sua posizione, scrive: «Caro bocciato, mi fai pena e rabbia. É umiliante anche per te dover segnalare ad altri la tua bocciatura. Spiace a tutti perdere un anno per pigrizia, leggerezza, indisciplina. Vizi, o limiti, che si radicano nella vita ben oltre il periodo scolastico. Ti invito a verificare perchè ciò è accaduto».

Collaborando da tempo con formatori che si occupano di disagio e marginalità, di dispersione scolastica e prevenzione, mi sento di dire che pena e rabbia non sono forse i sentimenti che possono aiutare un ragazzo a dare una svolta alla sua vita. Anzi! Spesso dietro l’incapacità di concentrazione e di mettere a frutto i propri talenti ci sono disagi forti e sofferenze inconfessate che segnano profondamente l’animo di quei giovani e che meriterebbero percorsi “medicinali” e carezze più che schiaffi.

Non è casuale l’aver appeso l’ “avviso sacro” sotto lo sguardo limpido del Maestro. Bisogna stare attenti al volto di Cristo che trasmettiamo oggi, condizionerà la fede dell’adulto di domani, se riuscirà a resistere a certe bordate. Molti giovani si sono allontanati dalla pratica cristiana proprio perchè si sono sentiti giudicati nella loro fragilità.

Perchè non lasciare parlare direttamente Cristo e il suo vangelo? Forse hanno espressioni più sagge delle nostre provocazioni ad effetto…

di don Marco Sanavio / famigliacristiana.it

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