Savona – La diocesi di Albenga e Imperia si è costituita parte civile nei confronti di don Carmelo Licciardello, don Renato Rosso ed Antonella Bellissimo, attuale presidente del centro di ascolto diocesano, accusati di appropriazione indebita di circa un milione di euro dalle casse della Caritas diocesana ingauna. Un procedimento avviato dal pm Chiara Venturi ed approdato davanti al gup Maurizio Picozzi nei giorni scorsi.
Ed è proprio in quella fase che è venuta alla luce la decisione della diocesi diretta dal vescovo Guglielmo Borghetti di costituirsi parte civile nel procedimento. Una scelta non certo consueta e che potrebbe lasciar trasparire qualche preoccupazione per gli avvocati delle difese. «Siamo tranquilli e pronti a ribattere le contestazioni» ammette l’avvocato Graziano Aschero che tutela gli interesse di don Licciardello. L’attuale prete di Dolcedo (Imperia) è accusato di essersi appropriato di circa 78 mila euro destinati all’associazione Rishilpi di Pinerolo e raccolti per le adozioni a distanza. Ed è proprio attorno a questi soldi che ruoterà l’esito dell’udienza preliminare a carico del prete. E la difesa è pronta a dimostrare la bontà delle proprie affermazioni e soprattutto l’avvenuto versamento delle somme.
Indubbiamente la costituzione di parte civile della diocesi non lascia dormire sonni tranquilli a tutti e tre gli imputati.
Ed è proprio l’indisposizione dell’avvocato milanese della chiesa ingauna che ha costretto il gup Maurizio Picozzi a rinviare l’udienza preliminare alla prossima settimana in coincidenza con l’altro “processo” a carico di don Licciardello. Oltre all’appropriazione indebita, infatti , don Carmelo è accusato dalla stessa procura di circonvenzione d’incapace di un’anziana parrocchiana ai tempi della sua permanenza a Ceriale. Giornata dura per il giovane prete del sud arrivato nel ponente ligure.
«Ci difenderemo su entrambi i fronti – spiega Aschero – e sono sicuro della bontà del comportamento del mio cliente». Per quanto riguarda l’accusa di appropriazione indebita ai danni di Caritas, i tre imputati sono intenzionati a non accedere a riti alternativi.
ilsecoloXIX