Lettera a Vita Pastorale Aprile 2008
Recentemente si è dibattuto circa la disposizione con la quale il nostro papa Benedetto XVI ha reintrodotto la messa in latino. Tale disposizione contiene un principio che pare innovativo: le norme non espressamente abrogate, anche se superate da altre successive, restano valide.
Mi sorge allora un dubbio. Da ricerche storiche (Giovanni Cereti, Divorzio, nuove nozze e penitenza nella Chiesa primitiva, Edizioni Dehoniane 1977, Bologna) risulta che la Chiesa nei primi otto secoli abbia perdonato il peccato di adulterio commesso da chi dopo aver divorziato fosse passato a un secondo matrimonio. Solo in seguito e dopo alterne vicende la Chiesa di rito latino è giunta ad affermare che tale peccato non può essere perdonato.
Vista l’attuale situazione pastorale, perché non applicare lo stesso principio affermato da Benedetto XVI per la messa in latino e, dopo un congruo periodo di tempo di penitenza, non concedere il perdono anche per il peccato di adulterio e ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati? Si tratta di ripristinare l’antico criterio risalente ai Padri della Chiesa e richiamato nel secondo concilio di Nicea.
lettera firmata