“La lettera anonima arrivata a casa del vescovo ausiliare della diocesi di Napoli racconta di un ventottenne che avrebbe avuto rapporti a pagamento con un sacerdote della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, nel centro di Napoli. Agli incontri avrebbero partecipato anche altri ragazzi. La vicenda, pubblicata dal ‘Mattino’ nei giorni scorsi, è stata raccontata con dovizia di particolari dal protagonista stesso – nome di fantasia Paolo – che spiegherebbe la natura dei rapporti e il luogo degli incontri. Mai la parrocchia, ma l’abitazione del sacerdote. Mai sarebbero stati coinvolti minori, né sarebbero state estorte violenze o minacce, infatti, non risulta che ci siano state denunce”. Avvenire riporta così lo scandalo che che coinvolge don Mario D’Orlando. Ma l’articolo è stato scritto ieri, non immaginando che oggi sarebbe stata data notizia della sospensione del sacerdote dalla sua funzione di parroco e dell’affidamento del suo caso al Tribunale ecclesiastico dell’arcidiocesi partenopea.
E mentre il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe – d’intesa con i suoi collaboratori – stava esaminando “con cura e sollecitudine pastorale” il caso, il quotidiano Cei dava la parole all’avvocato del parroco, Giovanna Castellano che protestava contro “un’assurda segnalazione anonima priva di ogni fondamento”. Una definizione che non può non impressionare”. Che lo dica l’avvocato è quasi una cosa scontata. Ma che lo ripeta il quotidiano della Cei fa pensare.
E lascia un po’ perplessi anche che dalla comunità parrocchiale di Pizzofalcone ci sia stata un’attestazione di stima per il sacerdote. “Domenica mattina la vicinanza è stata palpabile: una processione di fedeli ha voluto salutare e stringere la mano al parroco”, chiosa su Avvenire Rosanna Borzillo, storica collaboratrice della Curia di Napoli, che dimentica che anche a Padova la gente all’inizio era propensa a difendere don Contin.
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