SVOLTE ECCLESIASTICHE Jane Hedges: “Sarò io la prima donna vescovo? Mai dire mai”

Ora che la Chiesa anglicana ha votato il via libera, a ricoprire l’importante carica potrebbe essere la decana di Norwich, moglie e madre. “Io donna” è andata a incontrarla Le altre in pole position

Di Paola De Carolis30 luglio 2014

Jane Hedges.
Jane Hedges.
Foto Lucia Ganieva per Io donna

I toni sono moderati, soppesati, degni del pulpito dal quale guida la sua comunità, ma l’entusiasmo è tangibile. «Eravamo ottimisti, ma non osavamo sperare in un risultato del genere». Jane Hedges – laurea, dottorato, lavoro in banca, poi sacerdote e oggi decano della cattedrale di Norwich – un giorno potrebbe diventare vescovo. Dopo il voto del 14 luglio del Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra è tra le protagoniste «di una chiesa moderna, pronta ad abbracciare il futuro». Stando ai ben informati potrebbe raggiungere i gradini più alti della gerarchia protestante.

«Nessuno – precisa – entra nella chiesa per fare carriera. Lo fa per vocazione. Non si può parlare di ambizione, bensì di un iter personale e spirituale che può portarti a ricoprire un determinato ruolo. Anche se non mi piace escludere una possibilità a priori – mai dire mai!- per ora proprio non è il momento di spostarmi. Sono arrivata a Norwich poche settimane fa, il mio lavoro qui è appena iniziato».

Quali sono le sfide che rimangono aperte nonostante il voto?
Durante il dibattito si è parlato molto delle differenze di opinione all’interno della chiesa e della necessità di rispettarle. Ora dobbiamo dimostrare di saper vivere con queste differenze.

Cosa significa questa vittoria per le donne nella chiesa anglicana?
Vuol dire che non siamo solo tollerate, bensì completamente integrate. Significa che possiamo tenere la testa alta. L’uomo e la donna furono creati a somiglianza di Dio, indipendentemente dal sesso. Adesso possiamo lavorare insieme e rappresentare Dio. Il voto significa anche che ci sarà più equilibrio ai vertici.

Eppure le differenze rimangono, soprattutto tra i laici del sinodo.
Sì, e purtroppo sono tante le donne contrarie. Provengono da una tradizione diversa, evangelica e conservatrice, in cui il prete è “padre” e le donne non hanno diritto di superare gli uomini in alcuni aspetti. A loro dobbiamo ricordare che Gesù prendeva le donne sul serio, la prima persona a constatare la resurrezione è stata una donna. La Bibbia, invece, va inserita nel suo contesto culturale.

Lei ha incontrato molta opposizione?
In realtà sono stata straordinariamente fortunata. Ho trovato gente che non mi ha accettato subito, fedeli che da me non prendevano la comunione, ma devo dire che piano piano, nella maggior parte dei casi, abbiamo risolto le nostre differenze. Non ho mai trovato nessuno con cui fosse impossibile lavorare.

Si sarebbe immaginata, quando per la prima volta si è sentita chiamata dalla chiesa, che un giorno le donne sarebbero diventate vescovo?
Assolutamente no, ma erano tempi completamente diversi.

Crede che le donne sapranno proporsi per la promozione?
Questo è un tema importante. Tutte le ricerche indicano che non si impongono come gli uomini, che sanno benissimo quali sono le loro difficoltà ma non conoscono bene i propri pregi. Siccome ne siamo al corrente abbiamo organizzato diversi corsi per incoraggiare le donne a candidarsi. Stiamo avendo un discreto successo.

Lei è moglie e mamma. Come ha strutturato la sua vita familiare per potersi dedicare alla chiesa?
Ho un marito insegnante che ha lasciato il suo lavoro per prendersi cura dei nostri bambini quando erano piccoli. Ogni donna deve trovare il proprio equilibrio e non sempre è facile.

Dall’alto dei cambiamenti anglicani, come vede la Chiesa cattolica?
Lunedì sera, quando si è saputo del voto, mi trovavo nella cattedrale cattolica di Norwich e ho sentito molto calore e molto entusiasmo. Certo, la Chiesa cattolica è diversa, ma mi piace il fatto che oggi si parli di più, che ci sia più dialogo, per esempio sull’opportunità di permettere ai sacerdoti di sposarsi.

iodonna.it

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