Usa, le suore “ribelli”

Le suore del LCWR

Le suore del LCWR

Si apre a Nashville l’assemblea della LCWR tra speranze e nodi irrisolti

MARIA TERESA PONTARA PEDERIVA – vaticaninsider
SAN FRANCISCO

E’ una vigilia tutto sommato serena quella che stanno vivendo le suore americane appartenenti alla Leadership Conference of Women Religious, l’organizzazione, fondata nel 1956, che – stando ai dati ufficiali del sito web –  conta oltre 1400 membri in rappresentanza dell’80% delle 51.600 religiose degli Stati Uniti. L’Assemblea plenaria che si apre oggi a Nashville in Tennesse vedrà impegnate fino a sabato 16 agosto oltre 700 delegate per il tradizionale incontro annuale di formazione e il rinnovo delle cariche associative.

E’ giunto il momento del confronto e della riflessione: un ordine del giorno solo apparentemente identico a quello di sempre, perché qualche differenza rispetto agli anni scorsi è nell’aria.

Innanzitutto l’Assemblea 2014 si colloca a pochi mesi di distanza dall’incontro in Vaticano tra lo staff dirigenziale LCWR e il prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina  (l’organismo vaticano che nel 2012 aveva praticamente commissariato le suore). Molti sono stati i commenti su quella riunione di fine aprile, ma quasi a por fine ad ogni dietrologia, erano intervenute le suore direttamente coinvolte c on un proprio comunicato in maggio.
L’incontro alla CDF – scrivono le suore sul loro sito – si colloca nel contesto della visita globale della LCWR ai dicasteri vaticani, iniziata presso il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, dove il segretario mons. Paul Tigue, aveva condiviso con loro le indicazioni di papa Francesco sulla creazione, nell’ambito della nuova evangelizzazione, di una cultura dell’incontro, caratterizzata da dialogo e discernimento. “Abbiamo sperimentato in prima persona questa cultura dell’incontro in ogni ufficio vaticano che abbiamo visitato all’interno della Curia romana”.

Le suore raccontano di aver avuto esperienza diretta della vita della Chiesa universale e imparato a conoscere i numerosi tavoli internazionali che il Santo Padre ha convocato o sta progettando di convocare per affrontare le questioni globali in tema di economia, ambiente, famiglia, fame, povertà, violenza, tratta di esseri umani e la sua volontà di rivolgersi ad ogni persona – giovani, vecchi, ricchi, poveri – per lavorare insieme per il bene comune del pianeta. “Abbiamo toccato con mano tutta l’energia che scorre da queste iniziative che non sono certo nuove per il Vaticano, ma hanno acquisito oggi un rinnovato senso di urgenza e nuove potenzialità”.

Sono esattamente questi i temi da sempre al centro delle loro attività formative e cuore della vita stessa delle religiose tanto che molte di esse si chiedono se in un certo senso esse non abbiano precorso i tempi della Chiesa (le più femministe azzardano “le donne vedono più lontano degli uomini”).

Ma persistono anche le ombre: le suore si rammaricano per non essere state comprese e per molte impressioni negative riguardo alla LCWR – forse a causa di cattiva comunicazione – ormai radicate nella CDF che ha condotto la valutazione dottrinale nella quale esse non si riconoscono. Nonostante tutto guardano avanti: “La passione per tutto ciò che la Chiesa può essere motiva ancor di più il nostro impegno di rimanere al tavolo e dialogare, pur nelle differenze. Vogliamo essere parte della Chiesa universale, radicata nel Vangelo, una Chiesa che ascolta il grido dei poveri ed è unita nella risposta”.

E le differenze non si fermano qui: se è comunque confermato il premio annuale conferito a sr. Elizabeth Johnson, nota teologa della Fordham University – sulla cui decisione erano cadute le critiche del prefetto Müller , “quasi un’aperta provocazione alla Santa Sede e ai vescovi” (che avevano criticato il suo testo) – quest’anno non sono previste relatrici esterne alla LCWR (uno dei punti della valutazione condannava il riferimento troppo marcato alle idee del femminismo americano più radicale, come l’intervento della laica Barbara Marx Hubbard).

Non manca una frangia di religiose che incita alla riscossa con espressioni tipo “mai sottomesse agli uomini!” (intendendo la gerarchia, in testa il vescovo di Seattle, Sartain che guida la commissione di verifica). Sul National Catholic Reporter la domenicana Joan Chittister titola “Gridate forte, sorelle!” e, interrogandosi sulla possibilità di aprire oggi spazi di effettiva discussione all’interno della Chiesa, cita la benedettina suor Mary Lou Kownacki che scrive suo blog le parole di Caterina da Siena in una delle sue Lettere (citate anche da Paolo VI al momento della proclamazione della santa a dottore della Chiesa nel 1970): “Ohimé, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue, scrive ad un alto prelato. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto”.

Ma in generale sembra prevalere la volontà di guardare avanti e progettare un futuro di religiose fedeli alla radicalità dei consigli evangelici. “Il sacro mistero si è rivelato in mezzo a noi” è il tema dell’Assemblea che dovrà essere esplicitato nell’intervento iniziale da parte della presidente uscente, Carol Zinn ssj. “Qual è il ruolo della vita consacrata oggi?”, traduce sr. Annemarie Sanders portavoce LCWR.

Secondo sr. Margaret Guider, docente di missiologia al Boston College e già vicepresidente LCWR, la questione tra religiose americane e Vaticano supera i confini degli Stati Uniti e avrà implicazioni in ogni parte del mondo. Se la Chiesa è globale, le suore della LCWR in questi giorni sanno di essere al centro della scena.

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