Paura per tre italiani bloccati su Everest e Dhaulagiri, dopo il violento terremoto che ha provocato almeno 18 morti tra le varie cordate di alpinisti: sono Marco Zaffaroni, Roberto Boscato e Marco Confortola, amanti dell’alpinismo estremo. Due di loro in particolare sono conosciuti nel mondo della montagna. Zaffaroni ha costruito un ospedale in Nepal. Confortola è sopravvissuto a una spedizione tragica sul K2. I loro messaggi in tempo reale si possono leggere su Facebook: «Priorità è scendere da qui».
Everest. Il milanese Marco Zaffaroni e del suo compagno Roberto Boscato stavano tentando la conquista della vetta più alta del mondo con uno sherpa.
Sulla pagina Facebook della loro spedizione, ‘Everest 2015 in stile gitante’, si leggono le poche notizie al momento disponibili, viste le difficoltà di comunicazione. “Siamo bloccati al Campo Uno senza più una tenda ma ospiti delle spedizioni commerciali. Domani vedremo il da farsi, vi preghiamo però di non contattarci perché la batteria del satellitare potrebbe essere di importanza vitale”, hanno scritto. Un altro italiano, Luca Olivotto, che aveva accompagnato Zaffaroni e Boscato all’Island Peak, è al sicuro a Namche Bazar dopo che ieri si era allontanato dal Campo Base dell’Everest.
Zaffaroni e Boscato sono saliti assistiti da un solo sherpa. E senza ossigeno. “Parto per realizzare un sogno”, ha scritto Zaffaroni prima della spedizione. Iniziata con una tappa per lui importante: la visita all’ospedale di Kalika: qui Zaffaroni e Mario Merelli, alpinista bergamasco scomparso nel 2012, hanno deciso di realizzare un progetto a favore di una delle popolazioni più povere del Nepal.
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