LGBT. Tina Pesando, la trans che vuole farsi suora

La giovane canadese nata intersex per ora è solo una novizia ma è pronta a prendere i voti. “Se qualcuno ostacolerà il mio percorso, mi appellerò al Papa”. Se ci riuscisse, potrebbe diventare la prima religiosa cattolica transgender nel mondo

di Antonio Sciotto – espresso repubblica

Tina Pesando, la trans che vuole farsi suora

A London, nell’Ontario, la chiamano già la “suora pioniera”, perché la canadese Tia Michelle Pesando ha deciso di rompere uno dei principali tabù della Chiesa cattolica: aprire le porte dei conventi alle persone transgender.
Tia però non è ancora una suora: inizierà in agosto il suo percorso per diventarlo. Per il momento è soltanto una novizia, ha avuto già la benedizione del suo parroco e l’ok per avviare il training presso un convento carmelitano. Ma la strada è ancora lunga, e soprattutto irta di difficoltà.

La giovane canadese, nata intersex (con una non definita identificazione sessuale alla nascita), ha vissuto gran parte della sua vita come Ted, un maschio. “Ma mi sono sempre sentita come in prigione”, spiega, e sei anni fa, all’età di 28 anni, ha deciso di intraprendere la transizione verso il genere femminile, cominciando ad assumere una terapia ormonale.

Poi, due anni fa, è arrivata “la chiamata di Dio”. “Ho ritenuto fosse importante seguire questa voce che mi parlava dall’interno – ha dichiarato alla rete televisiva locale London Community News – E so che potrò incontrare delle difficoltà, sono pronta ad affrontarle”.

La storia di Tia è rimbalzata dal Canada agli Stati Uniti, ne ha parlato anche The Advocate, il sito della storica rivista lgbti Usa, che tra l’altro nel 2013 ha eletto Papa Francesco “man of the year” per le sue aperture al mondo gay. Per il momento le alte gerarchie ecclesiastiche romane tacciono, ma un convento di Kitchener, altra località dell’Ontario, interpellato dalla rete tv canadese, ha già dichiarato che non sarebbe disponibile a prendere tra le proprie monache una persona come Tia.

“So che nella chiesa cattolica contano molto le gerarchie – dice la ragazza – E se qualcuno più in alto volesse ostacolare il mio percorso, sono pronta ad appellarmi al Papa”.

Tia vorrebbe dedicare il suo lavoro nella chiesa all’accoglienza delle persone transgender e più in generale al rapporto con la comunità lgbti, favorendo il dialogo con il mondo cattolico. Cercando di mettersi alle spalle secoli di condanne, diffidenza reciproca e incomprensione: “Il perdono deve cominciare da qualche parte – dice – Deve venire da noi, che facciamo parte della comunità lgbti, e deve venire da chi è cristiano”.

Per favorire questo incontro, e raccontare la sua storia, Tia ha scritto un libro, “Why God doesn’t hate you”, che spiega alle persone transgender il motivo per cui non dovrebbero sentirsi rifiutate dalla Chiesa: “Dio non approva la guerra, la schiavitù, il razzismo, la misoginia, l’omofobia e la transfobia”, scrive la novizia, affermando di trarre queste sue convinzioni “da un accurato studio dei testi biblici e teologici, dall’agiografia, la storia e l’esperienza personale”.

La “pioniera” canadese spera di infrangere, sulla scia delle prime aperture di papa Francesco, un muro divisorio che tuttora resta in piedi. D’altronde il mondo cristiano è in pieno sommovimento sui temi di genere: qualche giorno fa ad esempio la chiesa anglicana ha autorizzato l’ordinazione di vescovi donne, dopo che in Inghilterra già da anni si è infranto il monopolio maschile del sacerdozio.
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