Nell’ultima cena Gesù ha istituito il sacramento del sacerdozio e dell’Eucaristia
I riti liturgici del Giovedì Santo celebrano, in particolare, l’istituzione dell’eucaristia e del sacerdozio. Nella Messa in Coena Domini, si ricorda l’ultima volta in cui Cristo raduna a mensa i suoi discepoli. Durante quella cena, alla vigilia della festa degli Azzimi – la Pasqua ebraica -, Gesù si china a lavare i piedi dei dodici, condivide pane e vino e pronuncia un lungo discorso. È quello che viene considerato il suo testamento spirituale. Nei suoi gesti e nelle sue parole si concretizzano due sacramenti: con la lavanda dei piedi Gesù insegna cosa vuol dire seguirlo, come comportarsi gli uni verso gli altri e soprattutto invita ad amare in una logica nuova, universale; con la benedizione del pane e del vino rende il suo corpo e il suo sangue alimento di salvezza da offrire in sua memoria.
Don Luigi Epicoco, assistente ecclesiastico del Dicastero per la Comunicazione, osserva che nella Messa Crismale e nella Messa in Coena Domini, l’identità sacerdotale emerge in tutta la sua bellezza, grazie anche ai segni chiave delle due celebrazioni: l’olio, il pane e il vino, che rappresentano il servizio più grande del sacerdote. Quando Gesù racconta la parabola del buon samaritano, spiega don Epicoco, dice che questi, avvicinandosi all’uomo che scorge in difficoltà, versa sulle sue ferite olio e vino, a significare la consolazione e la gioia. “Un sacerdote è istituito innanzitutto per rendere visibile questa consolazione e questa gioia che viene da Gesù stesso” afferma l’assistente ecclesiastico del Dicastero per la Comunicazione.
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