Molti vescovi negano lavoro ai preti sposati impegnati per la riammissione nelle parrocchie. Due pesi e due misure
Il movimento dei sacerdoti lavoratori sposati è rammaricato: “Preti noti continuano, dopo le loro scelte di vita poco trasparenti, ad intrattenere rapporti con le gerarchie ecclesiastiche (addirittura invitati nelle tv pubbliche e convegni a rappresentare la chiesa ufficiale) purché non mettano in discussione il celibato dei preti e purché abbandonino il presupposto di essere ancora sacerdoti “in eterno”.
Il movimento dei sacerdoti lavoratori sposati è rammaricato: “Molti Preti noti continuano, dopo le loro scelte ad evangelizzare con tanto di cappello dei vescovi, a molti nostri sacerdoti sposati (che prima del matrimonio si sono dimessi, non avendo nessuna doppia vita nel ministero e successivamente dopo la dispensa sposati con matrimonio religioso) sono stati revocati gli incarichi di insegnamento della religione nella scuola in molte diocesi (su indicazione forzata vaticana ai vescovi diocesani), non è stata data la possibilità di continuare a lavorare provocando un gravissimo disagio alle loro famiglie.
Sintomatico, ad esempio, il caso di don Paolo Curtaz, scrittore e teologo, ex parroco della diocesi di Aosta.