Il paradosso è che in vaticano alcuni alti esponenti dichiaratamente omofobi poi si rivelino gay

Quattro o cinque nomi eccellenti. E da quel piccolo gruppo con una grande capacità di condizionare e intimorire, una serie di fili intrecciati come in una ragnatela che arrivano fino agli abusi sui minori dentro le mura vaticane, perfino all’interno del seminario Pio X, dove vengono formati i chierichetti del Papa. Un blocco di potere di cui si parla da anni, tornato alla ribalta negli ultimi cinque a forza di testimonianze e denunce. “C’è una lobby gay in Vaticano” ammetteva già papa Ratzinger e ha ammesso poi papa Bergoglio. Una lobby che usa il sesso per prevaricare e costruire una serie di rapporti di alleanza che si oppongono ai tentativi di pulizia e rinnovamento della Chiesa che ha in mente papa Francesco. Pure lui caduto in una serie di imbarazzanti episodi che ne hanno offuscato una parte del prestigio e indebolito l’autorità. Il capitolo finale di Peccato originale, nuovo libro inchiesta di Gianluigi Nuzzi, è tutto dedicato a questo esplosivo retroscena salito alla ribalta delle cronache recenti, che attende sviluppi giudiziari. Ripartiamo da qui parlandone con l’autore.

Gianluigi, l’arresto di don Luigi Capozzi preso dopo un’orgia gay dove il carburante era la cocaina, e le denunce provenienti dai futuri chierichetti del papa hanno riportato l’intreccio di sesso omosessuale e potere al centro degli scandali vaticani. Ci sono novità su questi due fronti?
“Intanto la grande novità è che ora alcuni seminaristi stanno predisponendo denunce sugli abusi che raccontano di aver patito. Verranno depositate nei prossimi giorni nelle sedi competenti: i ragazzi dicono di aver assistito ad atti di prevaricazione e di violenza da parte di un seminarista più maturo. Io durante il mio programma Quarto grado ho raccolto altre testimonianze di giovani che hanno subito attenzioni inopportune da prelati in quel seminario. Va detto che il San Pio X ha respinto ogni tipo di ipotesi, parlando di una sorta di complotto ai suoi danni. Ora se ne occuperò la giustizia. I racconti sono numerosi e rilevanti”.

Nel tuo libro è riportato lo studio fatto sulle abitudini sessuali in Vaticano da don Patrizio Coppola, già compagno di studi religiosi di don Capozzi finito in manette. Coppola arrivò alle conclusioni che, in base ai dati raccolti, il 70% dei preti sono gay, il 20 per cento si sforza di rispettare il voto di castità, il rimanente 10% sono etero ma attivi e quindi per niente casti. Non sarebbe il caso, di fronte a questi dati, che il papa abolisse una volta per tutte il voto di castità? Rendere ai religiosi la libertà di amare e di sposarsi farebbe diminuire i casi di perversione sessuale dentro e fuori dalle mura vaticane.
“La situazione è sotto gli occhi di tutti. Una strada percorribile è quella che indichi tu nella domanda. L’altra è facilitare le persone che vogliono lasciare il sacerdozio. Chi si innamora non lascia il sacerdozio perché non sa come proseguire la propria vita o che lavoro fare. Questi soggetti vivono una sorta di doppiezza, da una parte servono Dio, dall’altra hanno relazioni clandestine, e così perdono di credibilità. La Chiesa dovrebbe aiutarli. Questo è uno dei problemi, l’altro è la prevaricazione della lobby gay in cui l’omosessualità diventa un collante di ricatto e di potere”.

La questione non è nuova. Se ne parla da almeno 50 anni, come documenta Peccato originale. Ma negli ultimi anni ci sono stati denunce, pareri e testimonianze su questo: dall’alto prelato polacco Darius Oko, al teologo tedesco David Berger che oggi dirige una rivista gay, fino al pastore americano Tony Adams che non è stato ridotto al laicato neanche dopo aver detto che l’uso del sesso per costruire una trama di potere e opporsi all’azione papale esiste eccome, da tempo. Di questo dossier parlarono papa Benedetto XVI con papa Francesco quando ci fu il passaggio di poteri fra i pontefici.
“Sì, la storia di don Luigi Capozzi arrestato in Vaticano indica che questi problemi esplodono e portano alla caduta di quella sorta di cortina di ferro che finora li celava. La questione della sessualità credo sia uno dei capitoli più delicati e spia di malesseri e soprusi che riguardano la cattiva gestione del potere religioso”.

Anche don Andrea Gallo, non esattamente un religioso conservatore, nel suo libro-testamento scrisse che c’è una tendenza a moltiplicare questi rapporti omosessuali fra preti per consolidare questo contropotere in Vaticano. Qualche anno fa lo stesso papa Francesco si trovò in imbarazzo perché nominò al controllo dello Ior, la banca vaticana, monsignor Battista Ricca. Che si era comportato bene in Sudamerica ma che poi era caduto in un’amicizia, diciamo così, troppo affettuosa con il capo delle guardie svizzere Patrick Haari a Berna. Nessuno disse niente al papa fino a nomina avvenuta, poi la storia venne fuori, depotenziando il tentativo di controllo e ripulitura del pontefice.
“Questo non riguarda solo la storia di Ricca. Molte delle scelte fatte da papa Francesco circa ruoli strategici in Vaticano hanno manifestato fragilità significative. Quella di Ricca allo Ior è una, c’è poi la storia del segretario del prefetto della Segreteria per l’Economia, l’australiano George Pell, che dopo essere stato scelto come collaboratore più importante dal papa cadde nell’accusa di aver coperto atti di pedofilia. Bisogna capire se il papa è stato mal consigliato o se ha sottovalutato l’evidente indebolimento che gli scandali determinano sulla credibilità di una persona scelta per un’azione riformatrice. I vaticanisti dicono che Bergoglio fosse consapevole della situazione di Pell ma la ritenesse superabile. Lo stato dei lavori delle riforme messe in cantiere da papa Francesco, cinque anni dopo l’avvio, è comunque molto arretrato”.

Per concludere: si parla di quattro o cinque nomi importanti che sarebbero i fulcro di questa lobby gay vaticana. Il monsignore polacco Charamsa venne indicato come possibile parte di quel gruppo. Lui negò ma ammise di essere omosessuale. Ci sono sviluppi su questo fronte?
“Non dobbiamo pensare a questa lobby come se fosse una loggia segreta con i suoi riti di affiliazione. E’ nei fatti che chi vive la propria sessualità in segreto, deve servirsi di persone che hanno lo stesso segreto per proteggersi a vicenda, farsi favori. Il paradosso è che in vaticano alcuni alti esponenti dichiaratamente omofobi poi si rivelino gay. Un’opposizione solo formale, come si vede”.

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