Concederci il silenzio

Sembra che abbiamo paura del silenzio, nelle nostre vite e nelle nostre comunità. Invece possiamo cogliere l’occasione delle vacanze per vivere qualche momento di sosta, senza voler sempre riempire gli spazi, magari riscoprendo il patrimonio cristiano nel campo della meditazione silenziosa.

Sempre più spesso, nei pressi dell’estate, trovo proposte di matrice ‘laica’ riguardo al silenzio, spesso unite con pratiche di natura meditativa derivate dalla sapienza orientale. È un’offerta che va incontro, senza dubbio, a un bisogno della nostra società frenetica, divorata da impegni e incombenze, e ogni giorno più immersa nel mondo della rete da non riuscire a passare mezza giornata senza consultare il cellulare. A questa mancanza di equilibrio, che tutti in qualche modo viviamo, dunque risponde una nutrita gamma di possibilità, non raramente declinate su più giorni e con costi non alla portata di tutti. Spesso, inoltre, tali proposte si realizzano in ex monasteri, ex conventi ristrutturati con gusto, dando anche l’occasione per un rigenerante contatto con la natura.

La pandemia e le varie chiusure, obbligandoci alla sosta, ci ha forse messo sotto agli occhi come uno stile di vita accelerato e vorticoso non è rispettoso dell’umano che siamo. Forse siamo usciti dalle varie stagioni dei confinamenti con propositi buoni di maggior rispetto di noi e dei nostri tempi, ma poi sovente i propositi tendono a soccombere di fronte all’incalzare del quotidiano, fino a quando non prendiamo decisioni più concrete.

Eppure i cristiani avrebbero da donare qualcosa ai viandanti del nostro tempo riguardo al silenzio, alla misura, alla moderazione, all’indagine interiore, alla contemplazione. Dietro di noi si stende un patrimonio di secoli, radicato nel mondo monastico e nelle sue regole, diventate anche tesoro dei laici, tesoro via via sviluppatosi in varie forme e spiritualità (quella benedettina, quella francescana, quella gesuitica, ad esempio, e così via). È un patrimonio che poi, nel dialogo con altre culture, può arricchirsi con fecondità. Eppure, temo che abbiamo ancora troppa paura del silenzio, ancora non riusciamo a capirne valore e portata, ancora fatichiamo a dargli lo spazio che meriterebbe nelle nostre vite e nelle vite delle nostre comunità. Sembra che se non riempiamo di parole, preghiere vocali, devozioni e giaculatorie i nostri momenti oranti, essi non abbiamo valore…

Stiamo vivendo le settimane delle vacanze: è un tempo propizio per non soccombere di fronte anche alle ‘cose da fare’ in ferie, ma, al contrario, può essere un tempo per concedersi qualche ora almeno di silenzio, di buona solitudine, di meditazione, di riflessione, di scavo interiore, di contemplazione. Ma anche, semplicemente, possiamo concederci un ‘tempo vuoto’ di silenzio, come dovrebbe essere, abitandolo, senza avere l’urgenza dei pensieri, delle attività, dei programmi. Stare, semplicemente, nel silenzio, aprendo varchi al Mistero, un poco in disparte, senza telefonini e quant’altro possa interferire.

In fondo, lo ricordava proprio il Papa qualche settimana fa: «Egli invita i suoi a riposare un po’ in disparte, con Lui. Non è solo riposo fisico, è anche riposo del cuore. Perché non basta “staccare la spina”, occorre riposare davvero. E come si fa questo? E per farlo, bisogna ritornare al cuore delle cose: fermarsi, stare in silenzio, pregare, per non passare dalle corse del lavoro alle corse delle ferie».

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